MONTE COMPATRI (Roma)
Due colpi di pistola andati a segno sparati da un’auto in corsa, uno all’addome e uno a una gamba: così è morto dissanguato un quattordicenne di origine romena, Ivan Alexandru da due anni in Italia con la famiglia e senza precedenti, nello squallido parcheggio del capolinea meridionale della Metro C della capitale in località Laghetto Pantano nel comune di Monte Compatri ai Castelli Romani. L’omicidio è avvenuto poco dopo le 3 del mattino, nella notte fra venerdì e sabato, al termine di una lite cominciata ben prima e sfociata poi in quello che sembra un vero e proprio regolamento di conti fra bande composte sia da minorenni ma soprattutto di maggiorenni di diverse etnie, fra cui anche dei nomadi. I carabinieri del Nucleo investigativo della compagnia di Frascati e la procura di Velletri, competenti per territorio, stanno svolgendo indagini rese difficili anche dall’omertà.
Alla base della sparatoria contro Ivan ci sarebbe un problema di droga, forse di qualche consegna non pagata, ma i familiari del ragazzo ucciso urlano a gran voce che lui con gli stupefacenti e lo spaccio non ha mai avuto a che fare. Un’estraneità messa a dura prova dal contesto in cui è avvenuto l’omicidio e nel quale le bande di giovani operano. La prima ricostruzione dei fatti – con immagini delle telecamere di sicurezza che avrebbero ripreso solo una parte della diatriba e non la sparatoria – parla di una lite fra gruppi di ragazzi che si sarebbe svolta in un bar lungo via Casilina, non distante dal luogo dell’omicidio. Una discussione vivace che avrebbe portato a calci e pugni fra i soggetti coinvolti, ma soprattutto a darsi un appuntamento successivo per dirimere la faccenda.
Un paio di ore più tardi l’ok corral nel parcheggio lungo la stessa Statale 6, all’uscita della stazione della metropolitana a quell’ora chiusa. Si sarebbero trovati almeno in sette gli amici di Ivan ad attendere gli avversari della notte. Ma questi non si sono presentati a piedi: dal buio è apparsa una macchina e un occupante ha tirato fuori la pistola passando vicino al gruppo. Sarebbero stati esplosi secondo i testimoni quattro colpi, di cui due hanno raggiunto mortalmente il ragazzo romeno. I compagni della vittima hanno dato l’allarme al 118, ma quando i sanitari sono accorsi sul posto per Ivan non c’era più nulla da fare. E all’arrivo dei carabinieri della locale stazione, e poi dei militari della Compagnia, dell’omicida e dell’auto erano state perse le tracce anche se le indagini, subito partite, puntano al ritrovamento della macchina che è stata descritta dai ragazzi presenti nel parcheggio i quali però non avrebbero riconosciuto chi avesse in mano l’arma che ha fatto fuoco. I sette (alcuni con precedenti penali) sono stati a lungo interrogati come anche altri testimoni che avrebbero assistito alla discussione nel pubblico esercizio. I colpi sono stati sentiti anche da casa di Ivan, poco distante. Quando i genitori sono stati avvertiti della tragedia le urla di dolore della mamma hanno squarciato la notte della periferia romana.
"La famiglia di Ivan vive qui da un paio di anni – dice un vicino di casa –. Non si può morire così, è una cosa allucinante. Vedevamo il ragazzo, era cordiale, ci salutavamo con un ciao ma niente di più. Siamo comunque sconvolti". La questione sicurezza nelle periferie è molto sentita. Il sindaco di Monte Compatri, Francesco Ferri, ieri mattina si è subito messo il contatto con il Prefetto di Roma, Lamberto Giannini. "Come comunità siamo sgomenti – ha detto il primo cittadino –, il fatto impone delle riflessioni. Ho chiesto che la Prefettura convochi il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. La riunione avverrà già giovedì".