Venerdì 31 Gennaio 2025
REDAZIONE CRONACA

Sos salute mentale "Mancano operatori Il sistema ha troppe falle"

Psichiatra in pensione, collabora come consulente scientifico per l’associazione ’Aiutiamoli’. Giovanni Biffi analizza le falle nel sistema di presa in carico, assistenza, cura e reinserimento delle persone con problemi psichiatrici.

Quali sono gli step per chi soffre?

"I servizi seguono pazienti, dagli ansiosi a schizofrenici. La gestione è basata su tre gambi: ambulatori; reparti psichiatrici, quando la situazione è acuta e magari servono dei Tso; e strutture residenziali e semi residenziali come comunità e centri diurni. Il problema è che la mappa e la qualità del servizio non è uguale in tutta Italia".

Nella pratica, cosa manca?

"Con i tagli degli ultimi anni sulla Sanità i servizi si sono depauperati: mancano operatori, educatori, terapisti di riabilitazione, psicologi, psichiatri. non si è fatta programmazione e adesso con il Covid il carico di lavoro si è aggravato".

Cosa chiederebbe al neo ministro della Salute?

"Di aumentare l’assunzione di personale agli standard degli altri Paesi europei. Noi non arriviamo al 5% della spesa per la Sanità dedicata alla salute mentale, gli altri toccano il 7 o l’8%. Poi un’operazione di sensibilizzazione informazione rivolta alle famiglie e per prevenire".

A che età è necessario intervenire contro il disagio mentale?

"Nell’adolescenza, verso i 13-14 anni. Mancano però le strutture ambulatoriali, che sono decisive per i giovani. Servono più centri specializzati, ad esempio nei disturbi alimentari. Invece l’intervento avviene troppo tardi: il tempo di latenza, tra i primi sintomi e l’arrivo alla cura, può durare anche 10 anni".

Le famiglie come si aiutano?

"Se il paziente si rifiuta di essere curato, bisogna fornire ai familiari le competenze per entrare in contatto con il soggetto. In modo tale da trovare un’altra via".

Alessandro Belardetti