Sicuramente "non è un endorsement" come ha precisato, ma la presenza di Beppe Sala (foto) sul palco della Leopolda 11 ha un peso specifico particolare. Che si inserisce nell’album del rapporto tra il sindaco di Milano e Matteo Renzi, che parte da lontano (quanto meno dalla stagione vincente dell’Expo) e che potrebbe avere una prospettiva futura. Anche perché Sala è un sindaco che vince, e l’ultima volta ha perfino trionfato, anche senza i grillini. A Renzi piacciono i sindaci perché anche loro "fanno il mestiere più bello del mondo". E piacciono ancor di più i sindaci autonomi, quelli che si sono fatti da soli, e mantengono inalterata la loro identità. E Beppe Sala incarna queste caratteristiche. Lo ha detto lui stesso a Firenze: "Sono un uomo libero: vado alla Leopolda e presento un libro della Boldrini", con lo stesso spirito di chi si cala nelle cose per capirle, senza pregiudizi.
Non era facile per rappresentanti delle istituzioni salire sul palco dell’appuntamento renziano in questa fase dell’ex premier, stretto tra le accuse giudiziarie e i pochi punti percentuali dei sondaggi. Sala "da uomo libero" lo ha fatto. E ha speso parole particolari anche sul caso Open: "Credo che sia il momento anche di vedere cosa dice Renzi dal suo punto di vista rispetto a queste vicende". Oltre che sottolineare che è interessante "sapere cosa Renzi voglia fare nel futuro".
Al di là delle battute sul Centro in potenziale costruzione oppure ancora schiacciato, prima di nascere, dal bipolarismo (complice l’attuale legge elettorale), Renzi per Sala c’è. E il sindaco di Milano c’è per Renzi, tanto che lo ha presentato come "leader nazionale". Sarà per lo spirito libero, ma forse non solo.
L.C.