Lunedì 23 Dicembre 2024
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

"Sono anch’io figlia del re, fatemi principessa"

Delphine Boel, riconosciuta lo scorso gennaio da Alberto II, chiede a un tribunale belga di avere gli stessi diritti dei fratelli

C’erano una volta i bastardi. O "figli della mano sinistra". Non era un insulto ma un dato di fatto. Se ne stavano buoni, spesso entravano in convento. Oggi guai a sussurrare la parola. O a considerarli innocui. I figli di serie B appena possono chiedono l’upgrade in tribunale. E i tribunali, che non sanno bene cosa fare, rimpallano la decisione ai re, come se la categoria non avesse già abbastanza grane.

Perché accontentarsi del sangue quando si potrebbe avere la libertà di saltare sull’albero genealogico come i legittimi? Sono soddisfazioni. E soldi. Delphine Boel, la figlia riconosciuta solo lo scorso gennaio dall’ex re del Belgio Alberto II, dice di puntare i piedi per principio. Per avere gli stessi diritti del fratello Filippo (l’attuale sovrano), il principe Laurent e la principessa Astrid. Gli avvocati tagliano corto: il titolo di principessa può essere assegnato solo per decreto reale, non da un tribunale. E la storia si ingarbuglia, per la gioia dei cacciatori di anziani monarchi intemperanti messi alle strette quando il Dna chiede il conto. Madame Boel, figlia della baronessa Sybille de Selys Longchamps, un tempo amante di Alberto, dichiarò di essere la figlia del re nel 2005 ma aspettò ad avviare una causa di riconoscimento fino all’abdicazione nel 2013, quando venne meno l’immunità.

La Corte d’Appello di Bruxelles stabilì che il sovrano avrebbe dovuto pagare 5mila euro di multa per ogni giorno che si fosse rifiutato di fornire il proprio Dna e Alberto offrì coraggiosamente la vena. Oggi è ufficialmente papà di un’artista multimediale classe 1969 che probabilmente sbatterà la faccia sulle proprie pretese, come altri prima di lei.

Lo sanno bene gli spagnoli grazie alla lectio magistralis del re emerito Juan Carlos di Borbone: millecinquecento avventure stimate e almeno tre eredi legittimi che da anni intentano azioni legali (per ora finite nel nulla) contro la Zarzuela.

La nobile decaduta Marie Josée de La Ruelle, il cameriere di Girona Albert Solà e la fisioterapista belga Ingrid Sartiau si dichiarano tutti figli dei lombi reali. Ma restano al palo: benché con l’abdicazione nel 2014 sia venuta meno l’inviolabilità del sovrano, i giudici spagnoli hanno preferito estenderne l’immunità.Poi si vedrà.

Alberto di Monaco, un tempo il playboy più ambito della Costa Azzurra, di figli che già portano il cognome Grimaldi, anche se nati fuori dal matrimonio, ne ha (almeno) due, nati da madri diverse. Jazmin Grace, 27 anni, spazia nelle periferie della gloria fra dischi e serie tv. Lo schivo Alexandre lascia che paparazzino i suoi 16 anni senza per ora muovere un muscolo.

Finché resse il vecchio Ranieri guai a parlare di riconoscimento. Ora tutti sanno, tutti si domandano che peso avrà la verità sulla successione. Alberto ha portato all’altare Charlène, il clone di sua madre, ed è diventato padre dei gemelli Jacques e Gabriella. Thierry Lacoste, il suo avvocato, non ha dubbi: la Costituzione monegasca prevede che gli eredi al trono siano "discendenti diretti e legittimi". Quindi né Jazmin né Alexander saliranno mai in serie A e dovranno accontentarsi di una fetta dell’apprezzabile patrimonio paterno che si aggira sui 2 miliardi di euro.