Roma, 23 febbraio 2025 – All’inizio del nuovo anno ho chiesto agli italiani di fare un pronostico: che cosa accadrà nel corso del 2025? Gli intervistati potevano scegliere tra diversi avvenimenti, ma alla fine a prevalere è stata l’idea che questo sia l’anno della fine della guerra tra Russia e Ucraina. Una profezia condivisa da elettori di ogni schieramento politico.
Certo, nell’opinione pubblica la guerra in Ucraina non è più un tema caldo come tre anni fa. L’attenzione è scesa, soffocata da altre priorità e da una sorta di drammatica assuefazione. Il sostegno all’Ucraina resta, ma il feeling con il presidente Volodymyr Zelensky si è affievolito: solo un italiano su tre ha ancora fiducia in lui. E se Putin resta poco popolare (meno di un italiano su cinque si fida di lui), le simpatie per Zelensky non sono omogenee: nonostante Giorgia Meloni gli abbia appena ribadito pubblicamente la propria vicinanza, il leader ucraino piace decisamente di più a sinistra, mentre Putin guadagna qualche punto tra gli elettori di centrodestra e del Movimento 5 Stelle. Indizi che ci dicono che le ultime posizioni di Donald Trump potrebbero attecchire almeno in quella parte di opinione non più graniticamente pro-Ucraina.
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In effetti, in queste ore il protagonista della scena non è né Zelensky né Putin, ma proprio Trump che, persino più spregiudicato del previsto, sta scuotendo il contesto internazionale, ma anche l’opinione pubblica italiana. La sua vittoria era stata accolta con una certa freddezza dai nostri concittadini, ma il tycoon aveva guadagnato parecchi punti di consenso nei giorni immediatamente successivi al giuramento, anche grazie alle prime pirotecniche 24 ore di mandato, che avevano colpito positivamente gli elettori di centrodestra. Le uscite delle ultime settimane, però, sembrano aver destato qualche preoccupazione, determinando una flessione importante nel suo gradimento, legata a dire la verità più alla paura dei dazi che alle posizioni sugli scenari bellici.
La nuova guida della Casa Bianca incide anche sulla fiducia nei confronti degli Stati Uniti, in flessione e segnata da grandi differenze politiche: resta alta tra gli elettori di maggioranza e crolla tra quelli di opposizione. In una sorta di processo di osmosi, insomma, gli italiani tendono a far coincidere gli Usa con il loro leader. E l’Europa? Le elezioni di giugno avevano rafforzato il nostro rapporto con Bruxelles, ma le difficoltà nella gestione delle aree di conflitto e nella risposta alle accelerazioni di Trump hanno debilitato il consenso verso l’Unione.
Ed eccoci quindi al paradosso di Trump: nonostante la sua popolarità altalenante, la maggioranza degli italiani crede che, nel bene o nel male, riuscirà a mettere fine alla guerra in Ucraina. Questa convinzione è molto radicata tra gli elettori di centrodestra, ma sorprendentemente è condivisa anche dal 41% di quelli di centrosinistra e dalla maggioranza di quelli del Movimento 5 Stelle. Anche così, forse, si spiega l’improvviso avvicinamento di Giuseppe Conte alle posizioni del tycoon.
*Presidente Istituto Piepoli