Roma, 8 novembre 2024 – "Ci siamo sbagliati". Riconoscendo l’importanza della scrittura a mano e della lettura su carta, in Svezia, Paese pioniere della digitalizzazione scolastica, la ministra dell’Educazione e della Ricerca Lotta Edholm fa dietrofront per tornare al sistema di apprendimento tradizionale basato sulla rimozione dei tablet nelle scuole materne e sulla reintroduzione di libri stampati e quaderni: strumenti necessari per acquisire pienamente le competenze di base.
Perché quest’inversione di tendenza?
"Oggi diversi studi ci dicono quanto sia estremamente importante imparare a leggere su carta e scrivere a mano e, solo in seguito, introdurre l’uso del computer e degli altri dispositivi digitali. I risultati arrivati dal Programma per la valutazione internazionale dello studente (Pisa) 2022 mostrano una forte correlazione tra l’uso degli smartphone da parte degli studenti e il calo del loro rendimento scolastico. Stando all’indagine Pirls sulle competenze di lettura uno studente di 15 anni su quattro non sa leggere abbastanza bene. Il rischio era di trovarci presto con una grande percentuale di studenti praticamente analfabeti".
Come è stata accolta in Svezia questa decisione?
"All’inizio ci sono stati alcuni partiti dell’opposizione, in particolare i socialdemocratici, che ci hanno definito retrogradi. Ma ben presto hanno realizzato quanto questo cambio di politica fosse popolare tra i genitori, molti dei quali preoccupati dall’uso dei tablet all’asilo, e tra gli insegnanti".
In Svezia c’è stata una iperdigitalizzazione della scuola?
"Abbiamo trascurato i potenziali rischi di un uso improprio dei dispositivi digitali nell’insegnamento. Pensavamo fosse positivo per i bambini iniziare a usare i tablet fin dalla prima infanzia, introducendoli gradualmente. Ma non avevamo considerato che i bambini hanno i tablet anche a casa e ci siamo resi conto dei risvolti negativi di questo utilizzo: interagiscono molto meno tra di loro, non giocano abbastanza, non si muovono a sufficienza, preferiscono stare seduti a guardare uno schermo invece di correre e a saltare. Hanno minore capacità di concentrazione, tendono a distrarsi più facilmente. Sono molto preoccupata e ora sto cercando di cambiare le cose".
Vietare nelle scuole smartphone e tablet può quindi avere un impatto positivo?
"In Svezia i ragazzi di 14 anni dopo la scuola passano 6 ore e mezza al giorno seduti davanti a uno schermo. A ciò si sommano le ore di uso dei dispositivi in classe. È quasi un lavoro a tempo pieno. I ricercatori ci dicono che il cervello quando si è giovani è più plastico e questo comportamento influisce sullo sviluppo cerebrale. Dall’uso eccessivo degli smartphone derivano anche altre problematiche, per esempio forme bullismo difficili da arginare".
Il ministro Valditara l’ha invitata il 25 novembre a Bruxelles per discutere dell’utilizzo degli smartphone a scuola.
"Sono favorevole a vietare l’utilizzo dei cellulari nelle scuole ma penso che non sia una decisione da prendere a livello europeo: ogni Paese deve avere la possibilità di scegliere in autonomia".