Martedì 16 Luglio 2024
DAVID ALLEGRANTI
Cronaca

Il caso Sollicciano. Non tutti i giudici sono uguali: “Carcere invivibile”

Dopo i ricorsi rigettati nei mesi scorsi, un’ordinanza di segno opposto. La magistrata Susanna Raimondo accoglie il reclamo di un detenuto: “Condizioni degradanti che compromettono il diritto alla salute”

Protesta dei detenuti del carcere di Sollicciano

Protesta dei detenuti del carcere di Sollicciano

Roma, 16 luglio 2024 - La magistratura di sorveglianza non è tutta uguale. Il che è un bene ma significa anche che un detenuto può essere fortunato o sfortunato. Dopo molte cattive notizie sul fronte del carcere, oggi QN ve ne può dare una positiva. La dottoressa Susanna Raimondo, magistrata del Tribunale di Sorveglianza di Firenze, ha appena accolto il reclamo di un detenuto del carcere di Sollicciano, presentato lo scorso 7 marzo 2024 grazie alla collaborazione de L’Altro Diritto, ordinando all’amministrazione penitenziaria e alla direzione dell’istituto di provvedere alla immediata ripresa di una serie di interventi già programmati, da terminare entro 60 giorni. In caso di inerzia dell’amministrazione, una volta passati i 60 giorni, il detenuto dovrà essere trasferito non in un’altra cella o in un’altra sezione, ma "in un diverso istituto ove siano garantite le minime condizioni di vivibilità".

Con questa ordinanza in sostanza si dice che Sollicciano non è un carcere in cui un ristretto possa vivere in condizioni accettabili. Il detenuto in questione lamentava, oltre alla mancanza di acqua calda nella cella, la presenza di umidità e muffa derivanti da infiltrazioni d’acqua, "che in caso di precipitazioni atmosferiche provocavano gli allagamenti degli ambienti", nonché la presenza di roditori, parassiti e insetti (topi, pidocchi zecche e cimici nei letti); il detenuto scrive nel reclamo che dal suo ingresso in istituto, avvenuto il 23 ottobre 2023, non gli sono mai state cambiate le lenzuola (circostanza questa non verificata dalle indagini disposte dall’ufficio di sorveglianza) e che la cella non è mai stata disinfestata.

L’ordinanza firmata dalla dottoressa Raimondo è molto dettagliata e dà conto delle gravi problematiche del carcere di Sollicciano, peraltro già emerse nel corso di alcuni sopralluoghi. Già nel 2022, il presidente del Tribunale, dottor Marcello Bortolato, e un’altra magistrata di sorveglianza, dottoressa Elisabetta Pioli, avevano constatato la presenza di cimici, documentando anche gli effetti delle morsicature e delle punture sui detenuti. "Le condizioni del carcere di Sollicciano possono considerarsi severamente critiche", c’è scritto nell’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Firenze.

"Non vi è dubbio che… sono assolutamente legittime le denunce relative alle annose problematiche circa le carenze igienico-manutentive dell’istituto, da tempo drammaticamente segnalate e ormai note anche all’opinione pubblica. È comprovata la massiccia presenza di infiltrazioni d’acqua, a volte di veri e propri allagamenti, di umidità, di muffe e distacchi di intonaco in numerosi ambienti della casa circondariale". Al detenuto in questione, "a causa delle condizioni degradanti dell’istituto, è gravemente compromesso il diritto alla salute e il diritto a una detenzione rispettosa del senso di umanità e della propria dignità".

Le infiltrazioni piovane anche all’interno della cella con caduta di residui di intonaco sui letti configurano "trattamenti inumani e degradanti", lo stesso vale per la presenza di insetti e parassiti. "Le annose problematiche circa le carenze igienico-manutentive dell’istituto sono da tempo drammaticamente segnalate e ormai note a enti locali, autorità, stampa e opinione pubblica", c’è scritto ancora nell’ordinanza. "Il provvedimento della dottoressa Raimondo è importantissimo per tre motivi", dice a QN il filosofo del diritto Emilio Santoro, fondatore de L’Altro Diritto: "Per il dettaglio della documentazione esaminata sulle condizioni di Sollicciano e del rigore della motivazione riafferma la serietà della magistratura di sorveglianza fiorentina: i detenuti di Sollicciano, a dispetto della recente ordinanza che scherniva uno di loro, affermando che pretendere di avere l’acqua calda vuol dire confondere il carcere con un albergo, ora sanno che possono contare su ‘un giudice a Berlino’ che esamina con serietà le doglianze sui loro diritti, anche quelle che non ritiene fondate".

Inoltre "il provvedimento dopo anni di ‘giurisprudenza catastale’ riconosce che il trattamento inumano e degradante dei detenuti non deriva solo dal sovraffollamento e dal fatto che i detenuti abbiano meno di 3 metri quadrati a disposizione, ma riconosce, in linea con la giurisprudenza della Cedu, che il trattamento inumano e degradante spesso dipende, anche in presenza di spazi sufficienti, dalle condizioni della struttura di detenzione e dalle condizioni di igiene". L’ordinanza "documenta le condizioni inaccettabili dell’intero carcere e impone che, in mancanza di un loro risanamento, la detenzione non possa avvenire a Sollicciano ordinando all'amministrazione penitenziaria di far eseguire la pena in un carcere diverso. Questa affermazione è importantissima e dovrebbe costringere l’amministrazione a bloccare ingresso nel carcere di Sollicciano di nuovi arrestati e condannati. Ora è ufficiale che se si manda qualcuno a Sollicciano gli si infligge intenzionalmente un trattamento inumano e degradante".

Dunque, aggiunge il professor Santoro, "mi rimane una sola perplessità: la giudice dà 60 giorni all’amministrazione per svolgere i lavori di adeguamento del carcere e nulla dispone sulla messa in sicurezza del detenuto ricorrente in questi sessanta giorni: in pratica dice al detenuto che si deve rassegnare a vivere per due mesi in condizioni inumane e degradanti esposto ai morsi delle cimici che come si legge nel provvedimento possono avere ‘effetti particolarmente devastanti’". In questo, dice ancora Santoro, "il provvedimento mi sembra non cogliere il fatto che il reclamo che la Corte europea dei diritti dell’uomo ci ha imposto di introdurre nel nostro ordinamento serve a ottenere un rimedio preventivo dei trattamenti inumani e degradanti, e quando non li si può prevenire li si deve far cessare subito... Non consentire che proseguano per due mesi". In ogni caso, si può dire che c’è almeno un giudice a Firenze.