ROMA, 19 giugno 2015 - UN FONDO per sostenere i Comuni: anche così si supera l’emergenza campi nomadi. Lo stanziamento non è ancora quantificato, ma l’Anci sta lavorando a una valutazione economica che poi sarà sottoposta al governo. Al termine di un’altra giornata densa Angelino Alfano si ferma a ragionare del progetto per rom, sinti e caminanti e svela l’idea dell’esecutivo.
Lei ha parlato di un «patto» da sottoscrivere con i nomadi. Chi lo rispetta bene, chi non lo fa se ne deve andare. È corretto?
«Faremo in modo che quanti vorranno partecipare a un programma di assegnazione di luoghi più civili per vivere dovranno sottoscrivere un accordo con lo Stato. Questo consentirà a chi si trova in una situazione borderline di mettersi in regola».
E chi si rifiuterà?
«Dovrà comunque abbandonare i campi. Gli stranieri potranno essere espulsi».
Però molti sono italiani.
«E, come tutti gli altri italiani, dovranno rispondere di quello che fanno. Al pari di qualsiasi cittadino».
L’individuazione delle soluzioni è demandata ai Comuni?
«Sì e sono fiducioso che la collaborazione sarà sostanziale, anche alla luce della riunione dell’altra sera. I Comuni dovranno trovare soluzioni abitative e, da parte dello Stato, ci sarà il necessario sostegno economico. Sarà istituito un fondo».
È stata già quantificata una cifra?
«L’Anci sta facendo le valutazioni e poi si ragionerà».
Maroni ha parlato di un tentativo di scavalcare le graduatorie per le case popolari.
«Nessuno ha mai chiesto deroghe alle graduatorie. Maroni inventa un problema per poi far finta di averlo risolto quando, in realtà, il problema non è mai esistito».
E se il sindaco si rifiuta di procedere?
«Si dovrà assumere le proprie responsabilità di fronte ai cittadini. Significa che è un sindaco che non vuole smantellare i campi nomadi».
Milano ha lavorato già molto in questo senso. È un modello?
«Credo che in Italia ci siano molte realtà positive e buone prassi. Ciascuno ha trovato soluzioni che ritiene adeguate e che si possono prendere in esame anche se, devo dire, il problema non è mai stato affrontato in una logica complessiva dal punto di vista nazionale».
Come invece vuole fare lei.
«Io voglio mettere mano a questa vicenda in termini radicali, eliminando per sempre i campi nomadi».
Si è dato dei tempi precisi?
«So che voglio fare in fretta anche se non ci sono, al momento, scadenze programmate. Occorre concordare le misure con i sindaci anche se il clima che ho trovato nella riunione dell’altra sera mi fa ben sperare. Sono fiducioso».
Anche perché i nomadi in Italia non sono tantissimi.
«Tra i 30 e i 40mila, secondo le stime dell’Anci. Con grandi concentrazioni soprattutto nelle città e a Roma in particolare».
L’Europa ci sta addosso?
«Il problema non è solo italiano, ma è inserito in un contesto problematico che riguarda l’intera Europa. Comunque, il passato è passato. Ora la questione la affrontiamo in maniera radicale in un quadro di legalità europea».
Sul fronte sicurezza qualche tempo fa avete promesso l’assunzione di 2.500 uomini per le forze dell’ordine. A che punto siamo?
«La questione sarà affrontata nel prossimo Consiglio dei ministri. Riconfermo l’impegno che abbiamo preso».
di Silvia Mastrantonio