Lunedì 16 Dicembre 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Cronaca

Il capo dei presidi: “Smartphone in classe? Dipende dall’uso che se ne fa”

Intervista ad Antonello Giannelli: “Le misure sono giuste. Ora vanno applicate. I comportamenti sbagliati non sono solo tra i banchi”

Nel corso dell’anno scolastico appena concluso, almeno uno studente su 5 ha assistito a un’aggressione, fisica o verbale, perpetrata dall’allievo nei confronti di un docente.I dati, riportati dal portale specializzato Skuola.net, denunciano i mali dell’istituzione scolastica, che deve fare i conti con una spirale di violenza da Nord a Sud, Una spirale dove ha un peso enorme il ruolo dei social, dove conta più comparire nell’ennesima sfida online che mantenere un comportamento adeguato in aula. "È arrivato il momento di ammetterlo: la scuola non è un’isola felice, anzi, riflette ciò che, come società, siamo tristemente diventati", dichiara Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi.

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Giannelli, cosa pensa della riforma proposta dal ministro Valditara per arginare gli episodi di violenza in classe?

"Per ora si tratta soltanto di una dichiarazione d’intenti politica, cui farà seguito, nelle prossime settimane, l’elaborazione dei contenuti. In attesa di leggere le bozze, non posso che accogliere con favore l’iniziativa del ministro".

Come siamo arrivati a questa escalation ferina in cui le aggressioni, spesso confezionate ad arte per essere riprese e riversate sui social, sono ormai all’ordine del giorno?

"Basta accendere la tv, o fare un giro su quei canali social cui ragazzi e ragazze sono costantemente esposti - il più delle volte senza alcun filtro -, per rendersi conto che i modelli proposti sono fortemente negativi. La scuola non è l’unico scenario in cui si manifestano comportamenti sbagliati: per strada, o in altri contesti pubblici, la tendenza ad accantonare la buona educazione è una costante".

A scuola, però, dovrebbero formarsi i cittadini di domani. Che società stiamo costruendo?

"Dobbiamo essere in grado di intercettare e intervenire su quell’analfabetismo delle relazioni che è ormai sotto gli occhi di tutti. Finora non siamo stati capaci di affrontarlo".

Le misure pensate dal ministro saranno efficaci in tal senso? Cosa pensa dei lavori socialmente utili, oggetto della seconda direttrice?

"Erano previsti già vent’anni fa, in caso di sospensione fino a 15 giorni. Nella pratica si sono rivelati di difficile attuazione: dovrebbero svolgersi nel pomeriggio, ma la vigilanza dei minori a scuola, in quella fascia oraria, non può essere assicurata né dai docenti, né dal personale scolastico. Il ministro ha parlato di strutture convenzionate: speriamo che questa previsione renda la norma più incisiva".

Sarebbe utile abolire l’uso degli smartphone in classe?

"Dipende dall’uso che se ne fa. Anche una matita potrebbe ferire una persona, ma nessuno penserebbe mai di abolirla per la sua potenziale pericolosità. Gli smartphone possono rivelarsi strumenti didattici preziosi, ma occorre prevedere, in tutte le scuole, un ricco programma di educazione alla cittadinanza digitale. La sua importanza è pari a quella dell’educazione civica".