Roma, 4 settembre 2023 – Sarà il caldo, che è tornato. Saranno le polemiche agostane, che non sono mai finite. Saranno i soldi per la manovra, che non ci sono. Certo è che il governo Meloni ha deciso, con piglio maschio, di prendere di petto una battaglia – sacrosanta – ma che, come tutte le volte che questo governo si cimenta in decisioni d’imperio, offre sempre il fianco a nugoli di polemiche e molto facili ironie. Trattasi, nella fattispecie, della lotta alla pedopornografia, materia incandescente e ostica, quanto, ovviamente, tasto serissimo e dolente.
In pratica, per rispondere all’aumento esponenziale di violenza, stupri e femminicidi, tra le proposte che verranno poste all’esame del cdm (quando, però, non si sa), c’è quella della ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella. La quale vuole introdurre una norma per impedire ai minori di accedere ai contenuti pornografici proposti dal web: una sorta di blocco informatico che fornirebbe una risposta concreta agli stupri perpetuati dai giovanissimi, come accaduto a Palermo e a Caivano. L’uscita della Roccella sembra raccogliere, l’appello di don Patriciello, secondo il quale è giunta l’ora di "oscurare i porno ai più giovani". E, dato che a volte gli estremi si toccano, sempre la ministra, nei giorni scorsi, aveva dato il suo plauso (sic) alle dichiarazioni dell’attore di porno (il più famoso, in Italia), Rocco Siffredi, che si era detto favorevole nell’impedire ai ragazzi l’accesso dei contenuti hard proposti dall’online, perché – osservava –, qualcuno deve prima spiegare loro che "si tratta di finzione e non di realtà".
Ieri, però, sul tema si è espressa pure la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. Parlando al forum Ambrosetti a Cernobbio, la ministra ha scippato la proposta a Roccella dicendo che sono coinvolte "tutte le agenzie di senso: cioè la famiglia, la scuola, ovviamente il governo, ovviamente il legislatore, devono misurarsi e cercare di trovare un’equa misura". "Non esiste la censura, ma – spiega la Bernini – esiste una protezione per i minori che è fondamentale garantire. E, come sempre, tutti devono fare la loro parte".
Insomma, il governo prepara la ‘stretta’ sulla pedopornografia e l’atteggiamento dell’esecutivo sarà, sul punto, inflessibile. Ma come si potrà operare dal punto di vista tecnologico? Le piattaforme di materiale pornografico – secondo una delle ipotesi più praticabili – si dovranno affidare a pagamento a ’terze parti’, ovvero app specializzate solo ed esclusivamente nell’accertamento dell’età degli utenti. Attraverso documenti, intelligenza artificiale o questionari, queste app sono in grado di stabilire se chi vuole accedere a un video porno è maggiorenne o minorenne, concedendo dunque o meno il via libera senza fornire altri dati. Del resto, va pur detto che il fenomeno è davvero preoccupante. Un minore su due, in età adolescenziale o preadolescenziale, cerca, conosce e guarda siti, canali e app porno, come ad esempio Only Fans.