Città del Vaticano, 5 ottobre 2018 - Alcuni disertano il confessionale per paura di non essere assolti, altri lasciano la Chiesa, perché troppo oscurantista su un punto così delicato della loro intimità. Oppure, per risolvere la questione alla radice, si sposano quanto prima, anche senza la maturità necessaria. Gira che ti rigira il divieto ecclesiale di far sesso prima del matrimonio è un problema per gran parte dei giovani cattolici. Inevitabile che venisse a galla fin dalle prime battute del Sinodo dei vescovi dedicato alle nuove generazioni.
A sollevare la questione, come ha spiegato oggi il prefetto vaticano della Segreteria della comunicazione, Paolo Ruffini, durante il briefing con la stampa, è stato un padre sinodale nel corso dei lavori. Del presule non è stato diffuso né il nome, né la nazionalità, così come previsto dalla policy del summit. "Il tema del sesso e della castità pre-matrimoniale, dell’astinenza prima delle nozze" è stato trattato da uno dei vescovi che ha sottolineato come la posizione della Chiesa su questo aspetto ponga due pericoli: "da una parte, rischia di far sposare le coppie prima del tempo di un’adeguata maturazione della loro volontà, dall’altra, di provocare un allontanamento dal sacramento (che attualmente vincola l’assoluzione all’impegno di non ripetere il peccato, ndr) di chi non riesce a vivere la vita di coppia senza rapporti sessuali".
Lo stesso padre sinodale, stando a quanto riportato da Ruffini, ha aggiunto che “rispetto a questo divieto, ci sono ragazzi che perdiamo per un po’, alcuni ritornano, altri li perdiamo per sempre”. Quello del sesso prima delle nozze è un tema su cui “è opportuno riflettere”, ha assicurato il prefetto, lasciando così intravedere la possibilità che la materia possa essere oggetto del documento finale del Sinodo. Lasciando cadere il divieto? Valorizzando il ruolo della coscienza dei singoli? Suggerendo la via del discernimento ai confessori? Il come potrebbe essere trattato questo argomento resta al momento resta ancora difficile da prevedere.
L'ex direttore del TG3, Ruffini, ha anche risposto al vescovo di Filadelfia, monsignor Charles Chaput, che, dopo il tira e molla sulla sua presenza al sinodo, una volta deciso di partecipare, in aula ha stigmatizzato la scelta di inserire nell’ordine del giorno dell’assemblea - quella è stata la prima volta in un atto ufficiale della Chiesa - l'acronimo Lgbt (Lesbian, gay, bisex e trans). “L’espressione è stata inserita – ha spiegato Ruffini –, perché oggetto di alcune osservazioni da parte di alcune conferenze episcopali”.