Roma, 25 aprile 2021 - Anche la Chiesa italiana avrà il suo primo Sinodo nazionale. Non sarà un evento unico, ma un percorso di confronto fra chierici, laici e religiosi sulla riforma della presenza cattolica nel Paese, al pari di quello già in corso nella turbolenta Germania, anche se difficilmente l'iniziativa nostrana avrà la stessa intensità e dialettica. Il via libera arriva dopo un tira e molla fra i vertici ecclesiali e papa Francesco lungo sei anni. Era il 2015, quando il Pontefice, intervenendo al V Convegno ecclesiale, svoltosi a Firenze, scosse la Chiesa in Italia, con l'intuizione di un inedito percorso sinodale. Confermate le indiscrezioni dei mesi scorsi, ora è il presidente dei vescovi, il cardinale Gualtiero Bassetti, ad annunciare ufficialmente, durante il suo saluto online all’assemblea dell’Azione cattolica, "l'autentica novità" dell'avvio di un cammino corale (da qui l'origine della parola sinodo) che dovrebbe avere come orizzonte il 2025, l’anno del prossimo Giubileo.
C'è voluta sicuramente l'inistenza del Papa, primate d'Italia in quanto vescovo di Roma, per vincere le resistenze di una parte dell’episcopato rispetto all’indizione di un iter indigesto ai sostenitori del ’si è sempre fatto così’. Non a caso Francesco, in risposta al silenzio assordante dei piani alti della conferenza episcopale rispetto alla sua proposta di quattro anni prima, era dovuto tornare a rilanciarla nel corso dell’Assemblea dei vescovi del 2019, sostendo allora l’urgenza di un confronto “dal basso verso l’alto“ e "dall’alto verso il basso". Quindi, persistendo il 'chi tace dissente', si era rifatto sentire, stavolta con piglio deluso e ultimativo, nel gennaio scorso durante un incontro promosso dall’Ufficio catechistico della Cei. D'altronde che il Papa abbia scelto il Sinodo come via maestra del suo ministero è risaputo. Prima di tutti ai vescovi che in questi otto anni di pontificato hanno potuto seguire e partecipare alle assise sulla famiglia, i giovani e l'Amazzonia.
Nel percorso sinodale italiano entreranno tematiche ad intra, dalla liturgia alla carità, passando per la pastorale giovanile e familiare, ma lo sguardo sarà proiettato anche sulla scoietà, toccando gli ambiti della cultura, delle nuove povertà, della cittadinanza e del lavoro. Come anticipato, non si tratterà di un evento unico, un convegno. Piuttosto si lavora a un’iniziativa diffusa, spalmata nel tempo che coinvolgerà le 16 regioni ecclesiastiche, le 226 Chiese particolari, le oltre 25mila parrocchie, oltre a movimenti e associazioni ecclesiali. Punto di partenza per un dialogo costruttivo, che nelle intenzioni della vigilia servirà alla Chiesa per liberarsi di certe sovrastrutture, sburocratizzarsi e archiviare incrostrazioni pastorali, sarà sicuramente l'Instrumentum laboris. Il documento, atteso nei prossimi mesi, sarà distribuito fra i fedeli e servirà a tratteggiare una road map al momento ancora piuttosto fumosa.