Alessandria, 23 settembre 2018 - Simone Dispensa non c’è più. Un cancro alle ossa se l’è portato via. Aveva 18 anni e non sono bastati lo sguardo fiero, un carattere di ferro e quella forza tranquilla con cui per anni ha avuto il coraggio di sfidare un destino segnato dal male maledetto. La sua storia ha commosso l’Italia. Sin da quando l’anno scorso i suoi compagni di classe, per aiutarlo e proteggerlo da infezioni e malattie che potevano essergli fatali, si erano tutti vaccinati contro l’influenza. Perché anche un banale raffreddore per Simone poteva essere letale. Un gesto enorme che gli aveva permesso di continuare a frequentare le lezioni, tra i banchi della V E del liceo linguistico ‘Amaldi’, a Novi Ligure. «Era il minimo che potessimo fare per lui», avevano spiegato i compagni che per quel gesto avevano ricevuto anche un attestato in consiglio regionale. «È una bella storia - ricorda il presidente Nino Boeti - che testimonia la bellezza di fare qualcosa per gli altri. L’amicizia e la solidarietà sono ciò che dà senso alle nostre vite, anche quando sono brevi. Non ti dimenticheremo mai, Simone. Ciao, e buon viaggio».
Una storia arrivata anche sul tavolo dell’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin che l’aveva definita come «esemplare». L’idea era stata dell’insegnante di Scienze Monica Lupori. Aiutati dalla prof e dal medico Antonio Parodi, i compagni di classe avevano studiato il funzionamento dei vaccini e tutti insieme si erano poi recati all’Asl per sottoporsi al trattamento di prevenzione. Una scelta consapevole fatta per aiutare il loro amico e compagno che, in quel giorno, era impegnato nell’ennesima terapia. «Un gesto bellissimo, pieno di affetto e calore», aveva commentato Simone, che aveva conseguito la maturità quest’estate nonostante il cancro, comparso tre anni prima, lo avesse costretto a un nuovo ricovero in ospedale durante gli scritti. La commissione lo aveva raggiunto in reparto e lui aveva finito le prove dettando i testi agli insegnanti. Il risultato era stato 80/100esimi. Un successo sofferto. Di un ragazzo che non ha mai mollato nonostante la vita gli stesse sempre di più scivolando via, appesa a una speranza di cartapesta. «Sto combattendo, ce la sto mettendo tutta», aveva detto nel dicembre scorso. «Se sei così - raccontano gli amici - se stai male ma non ti fermi e non ti abbatti, anzi tiri dritto e combatti, significa che hai dentro qualcosa in più. La dignità oltre tutto, in grado di impartire una lezione di vita grande così. No, non lo dimenticheremo». Simone, che avrebbe compiuto 19 anni il prossimo 15 ottobre, si sarebbe preso un anno per dedicarsi completamente alla lotta contro il cancro e poi avrebbe deciso cosa studiare. «E’ stato un esempio per tutti», dicono a scuola dove insegnanti e dirigenti scolastici hanno seguito la sua battaglia e lo hanno sostenuto. Una tra tutti: Monica Lupori, appunto. La prof che al telefono piange e lo ricorda così: «Oggi se ne va una parte di noi. Una parte del nostro cuore, dei nostri pensieri, del nostro coraggio. Oggi diventiamo più poveri, perché perdiamo una parte di noi, sapendo di essere diventati più ricchi, nel momento in cui lo abbiamo conosciuto». Perché anche nella tragedia si può lasciare un insegnamento di vita che non muore mai.