"Sì al dialogo con Forza Italia sulla manovra e sul nuovo scostamento di bilancio, no a un ingresso in maggioranza". Parola di premier. Dopo il lungo pressing del Pd di Zingaretti, che ormai con Berlusconi ci dialoga ogni giorno (ieri il vicesegretario Orlando aveva scandito un rotondo "valuteremo con grande attenzione le proposte di FI"), ma soprattutto dopo la netta apertura di Berlusconi in persona ("Siamo disponibili non a entrare in maggioranza ma a valutare il voto favorevole allo scostamento di bilancio", in cambio però chiede l’ok al Mes), Conte ha deciso che non era più il caso di farsi scavalcare dai dem. Così ha deciso di intestarselo di persona il dialogo con FI.
Salvini e Meloni guardano in cagnesco il dialogo in corso e sono pronti a far saltare le alleanze per le comunali della prossima primavera, se davvero FI dovesse staccarsi da loro. Un pericolo che gli azzurri capiscono, tant’è che il numero due Antonio Tajani a tarda sera precisa: "Il dialogo è tra maggioranza e opposizione cioè centrodestra. Nessun sostegno sottobanco al governo".
E dopo giorni di abboccamenti e indecisioni, a tarda sera, ecco la notizia. Il premier ha dato mandato ai capodelegazione della maggioranza (Franceschini, Bonafede, Bellanova e Speranza) di coinvolgere i capogruppo al fine di verificare "la disponibilità a stabilire un percorso di dialogo e di collaborazione con FI, in ragione della sua dichiarata disponibilità ad aprire un dialogo costruttivo". Al di là dei barocchismi della nota, resta la sostanza politica della scelta del premier: dividere il centrodestra tra forze ‘responsabili’ (FI) e ‘irresponsabili’ (Lega e Fd’I). Sul piatto c’è la legge di Bilancio, che ieri è finalmente approdata in Parlamento, dopo la firma del Capo dello Stato, e che ‘vale’ 38 miliardi, ma anche e soprattutto la nuova richiesta di scostamento di bilancio per almeno 20 miliardi già annunciata dal ministro Gualtieri. Un atto che va approvato a maggioranza assoluta da parte delle Camere.
Naturalmente, fonti di palazzo Chigi, per evitare che subito si sparga l’incendio e che soprattutto i 5 Stelle non reggano a un dialogo con gli azzurri, si premurano di accompagnare l’apertura di Conte con una precisazione: "Il mandato di Conte non è per esplorare un allargamento della maggioranza o per arrivare a un accordo politico o a una riorganizzazione del perimetro delle forze di governo".
La maggioranza, ribadiscono altre fonti vicine al premier, "è salda, ma se una forza di opposizione vuole offrire un contributo per il bene del Paese, sarebbe irragionevole non dialogare". Del resto, si fa notare in ambienti dem, "l’appello alla responsabilità e all’unità lanciato dal Capo dello Stato andava proprio in questa direzione. Noi lo abbiamo raccolto e siamo lieti che, finalmente, ora lo faccia anche Conte…". Eppure, molti dem dicono che Conte apre a FI perché, in realtà, vuole evitare rimpasto e altri governi.
Certo è che fino a ieri l’idea di un relatore di minoranza sulla manovra (FI candida, all’uopo, Roberto Occhiuto) o di una ‘super-capogruppo’ delle due Camere come camera di compensazione sulla manovra, non era ancora decollata. Ora, invece, potrebbe succedere. E aprire nuovi scenari.