Domenica 1 Settembre 2024
MONICA PIERACCINI
Cronaca

Alluvione Toscana, la polemica sulla sicurezza. Il clima e il territorio a rischio. Ora servono nuovi interventi

Nessun rischio per l’Arno, rassicura il governatore Giani. "La bomba d’acqua ha colpito corsi minori" I Consorzi di bonifica: "In quell’area investiti 40 milioni in 6 anni". Ma occorrono altri investimenti

Firenze, 4 novembre 2023 – Il temporale autorigenerante ha flagellato la Toscana e non è bastato il fatto che tutte le casse di espansione della zona maggiormente colpita, la Piana fiorentina e pratese siano entrate in funzione regolarmente, raggiungendo il massimo dei volumi di piena invasabili, né che gli impianti idrovori in gestione al Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno abbiano funzionato con regolarità, anche in assenza di energia elettrica di rete, ma grazie all’attivazione dei gruppi elettrogeni.

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Si poteva fare di più? Se le casse di espansione hanno funzionato, perché non si è riusciti a evitare questo disastro? Marco Bottino, presidente di Anbi Toscana, che riunisce i Consorzi di bonifica della regione, rispedisce le critiche al mittente. "Negli ultimi 20 anni abbiamo investito proprio nell’area colpita dal maltempo oltre 75 milioni di euro, di cui 40 milioni negli ultimi sei anni. Nel solo territorio del Consorzio Medio 3 Valdarno abbiamo realizzato 100 casse di espansione. Negli ultimi cinque anni su Piana Firenze, Prato, Pistoia sono stati investiti 85 milioni di euro fra manutenzioni ordinarie, finanziate con contributo di bonifica, e straordinarie, con finanziamenti di altri enti di fiscalità generale. Purtroppo siamo di fronte ad un nuovo nemico subdolo".

In questo caso, un temporale autorigenerante, che non si verificava dal 1700. L’unica opera che nell’area deve essere completata sono i lavori sul Marina, ma non avrebbero comunque fatto la differenza perché le esondazioni principali sono state dal Bisenzio. Forse, visti i cambiamenti climatici, le opere fatte non sono adeguate e occorre andare verso un nuovo modello di tutela del territorio?

"Non oso pensare – risponde Bottino – cosa sarebbe successo senza quello che abbiamo fatto negli ultimi anni. Abbiamo lavorato molto e stiamo ancora lavorando sui corsi d’acqua principali. Sicuramente abbiamo bisogno di adeguare quello che si è fatto finora ai fenomeni nuovi: dobbiamo occuparci, e lo stiamo già facendo dei ‘capillari’, del reticolo minore. E’ un lavoro lungo, delicato e costoso, che proseguiremo e i cui effetti non si vedranno comunque nell’immediato".

Il rischio idraulico non arriva solo dai corsi d’acqua maggiori. E anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, lo ha chiarito. Questa volta l’Arno non c’entra, "non crea preoccupazione per i lavori fatti in questi anni. Proprio giovedì abbiamo inaugurato un’area di esondazione di tre milioni di metri cubi d’acqua. Il problema, invece, è stato che la bomba d’acqua si è concentrata sui corsi d’acqua minori".

Ma appare certo dunque che servirà un ulteriore sforzo sia negli investimenti sia nella tipologia di interventi e manutenzione per mettere in sicurezza il territorio rispetto ai nuovi violenti fenomeni di maltempo. E se i dati degli investimenti messi in campo negli ultimi 5 anni ad esempio nella Piana Fiorentina – ogni anno solo manutenzioni ordinarie per 7 milioni e 483.645 di euro e negli ultimi 5 anni sfalci eseguiti per oltre 11 milioni – il rischio allagamenti resta comunque fortissimo. Perché a livello nazionale, ma anche regionale – segnalava a fine 2022 l’Autorità di bacino dell’Appennino Settentrionale anche per la Toscana – gli interventi stentano. Ci sono le risorse ma non c’è l’accelerazione sperata. Di soldi della precedente programmazione (2014 - 2020) trasformati in opere in corso ce ne sono pochi,non più del 15-20%.

E intanto il capogruppo di Forza italia in consiglio regionale toscano Marco Stella di essere per la chiusura dei Consorzi di bonifica, e per riportare in capo alla Regione la gestione della tutela dell’assetto idrogeologico.