Roma, 24 giugno 2017 - Weekend bollente. È un’Italia da bollino rosso quella fotografata dal ministero della Salute. Picchi di 37 gradi (nelle temperature percepite), oggi attenzione massima a Bologna, Bolzano, Brescia, Torino e Perugia. Il capoluogo umbro torna anche nel turno di fuoco di domani assieme a Campobasso, Ancona, Firenze e Pescara. Conta la temperatura ma non solo. Come spiega il ministero, «il livello 3 indica condizioni di emergenza (ondata di calore) con possibili effetti negativi sulla salute di persone sane e attive e non solo sui gruppi a rischio». Tra i consigli: evitare l’esposizione diretta al sole nelle ore più calde della giornata; evitare zone particolarmente trafficate ma anche parchi e aree verdi, dove si registrano alti valori di ozono.
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Ma è anche l’Italia della siccità e della grande sete, messa a dura prova dall’assenza di pioggia. La crisi idrica tocca da vicino circa 16 milioni di persone. Nei soli tre mesi primaverili sono mancati 20 miliardi di metri cubi d’acqua, pari al volume del Lago di Como. In queste settimane, molte regioni e comuni stanno dichiarando lo stato di emergenza. La siccità che ha colpito la Penisola, secondo una stima di Coldiretti, ha provocato danni per quasi un miliardo di euro in agricoltura. Dai cereali ai foraggi, dagli ortaggi alla frutta, dal girasole al pomodoro, ma anche i vigneti e i pascoli per l’alimentazione degli animali, che sono sotto stress per il caldo, con un calo fino al 20% della produzione di latte. A dare la temperatura dell’emergenza è il Po. Il cuore della crisi è proprio nella terra del parmigiano reggiano e degli allevamenti. Il grande fiume – è l’allarme di Coldiretti – ieri è sceso di tre metri sotto lo zero idrometrico al ponte della Becca (Pavia). Il lago Maggiore nel confronto con il 23 giugno 2016 è sotto di 40 centimetri, quello di Garda di 59, l’altezza idrometrica di ieri era 67,8.
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«Possono sembrare pochi – mette in guadia Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia –. Ma se pensiamo che il lago di Garda è il bacino nazionale più importante anche come scorta per l’acqua potabile, è impressionante. Parliamo di milioni e milioni di metri cubi d’acqua in meno». Ancora: in Lazio il lago di Bracciano, riserva idrica di Roma, è sotto la soglia abituale per un metro e 40, e la Regione ha aperto un’indagine sull’uso dei fondi pubblici per la riduzione delle dispersioni. La crisi idrica è provocata sì da inverno e primavera secchi e da un inizio estate eccezionalmente caldo, ma anche da problemi cronici della rete idrica italiana. Utilitalia, che riunisce i gestori idrici, segnala che ogni 100 litri immessi se ne perdono 39: la spesa per la manutenzione della rete è di 32-34 euro per abitante, mentre ne servirebbero 80.
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Per i gestori, oltre agli investimenti servirebbe tagliare gli sprechi nelle abitazioni e riutilizzare in agricoltura l’acqua dei depuratori. Prandini aggiunge: «Abbiamo continuamente lasciato andare acqua, in primavera, anche per le produzioni energetiche, centraline costruite lungo l’alveo dei fiumi. Questo d’estate causa una carenza in agricoltura. Situazione strettamente collegata la qualità dei nostri prodotti, settore traino dell’economia. Se lo andiamo a penalizzare perché non siamo capaci di fare una politica sui corsi d’acqua, rischiamo di compromettere un comparto intero». Infine, guardando al futuro prossimo, «il rischio è anche nel nord Italia si potranno verificare carenze di risorse idriche per le persone».