Lunedì 29 Luglio 2024
GAIA
Cronaca

Siamo assuefatti all’inferno dei reclusi

Aumentano i suicidi nelle carceri italiane, con 60 vittime in diverse città. La situazione critica richiede interventi urgenti per garantire dignità e assistenza ai detenuti.

Siamo assuefatti all’inferno dei reclusi

Aumentano i suicidi nelle carceri italiane, con 60 vittime in diverse città. La situazione critica richiede interventi urgenti per garantire dignità e assistenza ai detenuti.

Gaia

Tortora

Prato, Rebibbia, Brescia, Milano, Viterbo. Per lo più nomi di città di un terrificante bollettino di morte che ha raggiunto quota 60. Ecco, forse – chissà – se iniziassimo a dare un nome un volto a quei nomi che non sono città, ma persone identificate con il carcere dove sono recluse, le nostre coscienze avrebbero un minimo di sussulto. Forse. Perché ormai siamo totalmente assuefatti. E anche la conta dei suicidi che si aggiorna velocemente non ci colpisce più. Che importa. Provengono dalla discarica umana. Hanno sbagliato ( ma in carcere c’è anche chi attende giudizio) e quindi chissenefrega.

"Non va mescolato il tema del suicidio con il problema del carcere", mi ha detto giorni fa un esponente della maggioranza. No certo, ma ormai lì dentro tutto si mescola in un frullatore totalmente fuori controllo dove chi sta male non viene aiutato né curato e chi dovrebbe scontare la pena in condizioni dignitose vive come in una stalla.

Un commissario. Hanno istituito un commissario. Perché un garante nazionale, quelli regionali, i direttori dei penitenziari, non bastano. Ora viene istituito un commissario all edilizia penitenziaria. Perché in Italia, si sa, a un certo punto spunta sempre un commissario.

Costruire nuovi istituti richiederà tempo. Quel tempo che noi abbiamo superato almeno da 30 anni. Scivolando velocemente all’inferno. Facendo carta straccia dell’articolo 27 della Costituzione. Delle parole di papa Wojtyla, di Giorgio Napolitano e di Sergio Mattarella.