Martedì 7 Gennaio 2025
GABRIELE
Cronaca

Siamo ancora tutti bersagli dell’estremismo

Canè Forse è proprio vero. Anzi, forse lo è sempre di più: "Siamo tutti Charlie Hebdo", si gridava nelle piazze di...

CanèForse è proprio vero. Anzi, forse lo è sempre di più: "Siamo tutti Charlie Hebdo", si gridava nelle piazze di Parigi dopo la strage islamica (pardon, islamista) al giornale satirico che aveva preso in giro Maometto. Solidarietà, fermezza, tenuta collettiva di fronte al terrorismo. Giusto. In realtà, guardando la Francia, ma non solo, 10 anni dopo quella tragedia, possiamo dire che eravamo e siamo tutti Charlie Hebdo. Eccome. Oggi come ieri possibili bersagli della violenza religiosa, anche se non pubblichiamo vignette che sfiorano la blasfemia. Un "diritto" laicamente difeso dal Presidente Macron a fronte di chi (sempre di più) predica (auto)censura per evitare rappresaglie; o le mattanze cieche modello Bataclan, la carneficina sul lungomare di Nizza (2016), fino al prof decapitato nel 2020. Così come ci sono i morti innocenti travolti negli Usa dall’auto di uno stragista di Allah. Bersagli anonimi, gente qualunque. Quelli di Charlie hanno ragione a titolare il numero speciale che esce domani: "Non ci hanno ucciso". Infatti, ci sono ancora, esistono gli eredi delle 12 vittime del 7 gennaio. Però tutti sotto scorta, in una sede rigorosamente segreta. Follia. Ci sono pure gli emuli dei killer che spararono in redazione. Non sono di al-Qaeda, come nel 2015, ma di Hamas, Hezbollah, o di quello che nascerà nelle seconde, terze generazioni "eurabizzate", soprattutto in Francia, il Paese con la maggiore comunità islamica della Ue. Oggi, di ciò che fu chiamato "l’Esprit Charlie", resta il contrario: da inno alla coesione, a terreno di contrapposizione politica. Quella certificata alle elezioni volute da Macron per rafforzare il suo centro, e che hanno invece moltiplicato i consensi delle estreme. Anche del Rassemblement erede del Front National di cui Charlie Hebdo chiedeva la messa al bando. Allora, l’affermazione diventa una domanda: "Siamo tutti Charlie Hebdo?" Purtroppo sì.