Roma, 27 gennaio 2025 – Il Giorno della Memoria che si celebra oggi rappresenta il tributo mondiale alle vittime dell’Olocausto cui è dedicata questa commemorazione dal 2005. A stabilirlo una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che ha ufficializzato la ricorrenza annuale nella data del 27 gennaio: in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Qui oggi è prevista la presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, insieme a 150 ragazzi e ragazze italiani e numerose altre autorità e partecipanti da tutto il mondo.
![La senatrice a vita Liliana Segre con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/ZTVmYzRlMzYtMzliMy00/2/la-senatrice-a-vita-liliana-segre-con-il-presidente-della-repubblica-sergio-mattarella.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
I luoghi sono tra i principali protagonisti del Giorno della memoria. Auschwitz è diventato uno dei simboli dell’Olocausto in virtù del triste primato che riguarda le persone entrate in questo campo di concentramento senza uscirne vive: sono state oltre 1 milione. Il valore dei luoghi è richiamato dalle parole di Andrea Ungari, professore di storia contemporanea all’Università Guglielmo Marconi e Luiss “Guido Carli“, che dedica da tempo attività di ricerca al fenomeno: “Il Giorno della memoria riveste un ruolo fondamentale nel trasmettere il valore del ricordo, insieme ad altri protagonisti come i media, i luoghi della memoria e la formazione”.
Un dibattito alimentato dalle parole di Liliana Segre, senatrice a vita e sopravvissuta al campo di Auschwitz dove era entrata all’età di soli 13 anni, che ha espresso la sua preoccupazione per il futuro della Memoria, temendo che l’Olocausto possa essere ricordato solo “in una riga dei libri di storia”. Abbiamo proseguito la riflessione con il professor Ungari, secondo il quale potremo scongiurare questo rischio “conservando la memoria dei sopravvissuti anche quando non ci saranno. Ad esempio la comunità ebraica di Roma, come quelle di Milano e Ferrara, hanno raccolto nel tempo numerose testimonianze che resteranno nel futuro. Un dovere specialmente in questo momento storico, dopo gli attentati di Hamas a Israele del 7 ottobre scorso”.
Dopo questi eventi si è registrato un aumento di fenomeni di antisemitismo su larga scala. Una presenza diffusa che nelle società, comunque, resta isolata e periferica. Abbiamo chiesto al professor Ungari che tipo di rischio possa rappresentare l’incremento di questi fenomeni. “C’è stata una risorgenza e per questo dobbiamo continuare l’opera di sensibilizzazione, in modo corretto e ricordando la portata storica dell’evento. Il che significa non confonderlo con altri aspetti della nostra quotidianità. Penso alle migrazioni che – aggiunge il professore – non possono essere analizzate ideologicamente, anche assimilandole all’Olocausto che è stata, invece, la deliberata intenzione di annientare una popolazione. Una differenza che va mantenuta anche quando si parla delle vicende della Striscia di Gaza, una pagina triste del nostro presente. Quando si parla di genocidio, però, bisogna tenere presente cosa significhi in termini storici la volontà di annientare un popolo. Motivo alla base della decisione delle comunità ebraiche di disertare gli eventi delle associazioni dei partigiani”.
A questo proposito, conclude Ungari, “l’analisi storica non può permettere semplificazioni che confondano i fenomeni, tenuti separati anche da differenze su scala numerica. Far conoscere la storia non deve essere percepito solo come dovere. Bisogna far toccare con mano ai ragazzi le esperienze delle persone e dei luoghi della memoria”.
Un impegno che non resti mero rituale. Il Giorno della memoria deve incarna il valore del ricordo che, di generazione in generazione, racconti la storia che è stata per dare garanzie al mondo su quella che sarà.