BERGAMO – è tornato a casa dei genitori di Sharon, a Bottanuco, nella villetta di via Adda. Qui è stato accolto come uno di famiglia dopo l’omicidio della compagna, ormai due settimane fa, qui è rimasto in tutti questi giorni. Tranne l’altra notte: Sergio Ruoccoal termine della maratona in caserma si è diretto a Seriate, ha accompagnato il papà Mario, sentito con lui, e ha trascorso la notte lì. Che sia tornato a Bottanuco certifica e rafforza il pensiero che da subito i genitori di Sharon avevano manifestato: “È un bravo ragazzo”. In linea con l’idea che si sono fatti gli inquirenti, cioè che lui sia del tutto estraneo all’omicidio della 33enne.
La notte del delitto era a letto. I carabinieri lo fecero spogliare, ma non furono trovati tagli o escoriazioni tali da far pensare a una possibile uscita dal retro di casa, in via Merelli, dove c’è una siepe.
Tornando al lungo interrogatorio di martedì, sembra proprio che la vita di Sharon Verzeni sia racchiusa in un distillato di conoscenze. Che si possono riassumere così: il lavoro, al bar Vanilla di Brembate, le poche uscite con le colleghe, la vita di coppia con Sergio – da tre anni assieme – un progetto di vita da coronare con il matrimonio (avevano frequentato il corso alla parrocchia di Bottanuco, dove lei è nata), le camminate dopo cena (ma non sempre) tra le vie di Terno d’Isola per perdere peso, da sola o in compagnia di Sergio.
Le sue abitudini. Andava a Gorle agli incontri di Scientology, a cui si era avvicinata negli ultimi mesi, più recentemente aveva coinvolto anche Sergio. Amava gli animali (i suoi genitori hanno un cane), e si dava da fare per la loro adozione. E poi il viaggio in Grecia programmato per le vacanze. Il mondo di Sharon inizia e finisce qui. Senza ombre.
La sintesi di pagine di verbale redatte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo durante le sei ore in cui, un po’ a sorpresa, hanno risentito per la seconda volta Sergio Ruocco e anche il padre Mario come persone informata dei fatti. Non erano accompagnati dall’avvocato. Sono entrati in caserma intorno alle 15.30 e sono usciti quando era già sera a bordo della Scirocco bianca di Sergio. Gli investigatori, sempre molto stringati, hanno parlato di “doverosi approfondimenti” e per questo motivo hanno voluto ripercorrere tutto nel dettaglio, anche il più insignificante. Alla ricerca di un chiarimento, perché a due settimane dall’omicidio ancora non c’è una svolta decisa.
“Purtroppo non credo di essere stato di grande aiuto”, si è lasciato sfuggire il compagno di Sharon. Ma non si può nemmeno escludere che i carabinieri abbiano chiesto conto di alcuni elementi emersi dalle dichiarazioni dei residenti di via Castegnate, luogo dell’omicidio, che stanno sentendo a raffica. Ma chi poteva avercela con lei? Manca ancora un movente o una pista privilegiata. Un balordo, qualcuno che la conosceva? Solo ipotesi.
Il ruolo delle telecamere. Dagli accertamenti fatti sino a ora sui filmati nelle tre sere precedenti quella dell’omicidio, la 33enne non era uscita. Questo sta a significare che non era proprio una abitudinaria. Ma il punto centrale è: possibile che in via Castegnate la notte tra il 29 e il 30 luglio, con un caldo africano, finestre della casa aperte, nessuno, ma proprio nessuno dei residenti abbia sentito o abbia visto qualcosa?
Un punto scelto senza un vero motivo, in modo casuale? Le immagini da visionare sono tante, ci lavorano i colleghi del Ros. In attesa dei risultati del Ris di Parma che potrebbero slittare alla settimana prossima: accertamenti alla ricerca di un Dna che potrebbe indirizzare le indagini di questo giallo che assomiglia a un rompicapo.