Sabato 21 Dicembre 2024
ANDREA GIANNI
Cronaca

Omicidio Sharon Verzeni: nuovo look e bici truccata, così Moussa Sangare ha tentato di depistare le indagini

Delitto di Terno d’Isola, prima di colpire l’ex aspirante trapper ha sfregiato una statua in legno con sagoma femminile. La famiglia: “Era pericoloso e delirava, nessuno ci ha aiutato”

Moussa Sangare, italiano di origini maliane, ha 31 anni ed è nato Milano

Moussa Sangare, italiano di origini maliane, ha 31 anni ed è nato Milano

Bergamo, 2 settembre 2024 – Prima di raggiungere via Castegnate, dove la sua strada si è incrociata con quella di Sharon Verzeni, Moussa Sangare aveva fatto una breve sosta in un giardino pubblico accanto al torrente Buliga, a pochi passi dal luogo del delitto. Ha estratto il coltello e ha sfregiato al collo una statua di legno che raffigura una donna seduta, una macabra prova generale prima di uccidere dieci minuti prima dell’una quella passante, scelta a caso, che “aveva le cuffiette e guardava le stelle”.

Follia e lucidità

Un episodio emerso dalla confessione, resa davanti al pm di Bergamo Emanuele Marchisio, del 31enne fermato con l’accusa di omicidio premeditato, che oggi, lunedì 2 settembre, comparirà davanti al gip per l’udienza di convalida. Un gesto irrazionale, così come le minacce che avrebbe rivolto a due ragazzini durante il tragitto che dall’appartamento a Suisio occupato abusivamente da maggio lo ha portato a Terno d’Isola, 5 chilometri pianeggianti che in bici si percorrono in circa 17 minuti.

Il suo comportamento, dopo il delitto senza un movente, è stato però connotato da “lucidità” e dal tentativo di depistare le indagini, consapevole che i filmati delle telecamere avrebbero potuto ricondurre a lui.

Si è tagliato i capelli, cambiando i suoi connotati. Ha modificato alcune componenti della bicicletta, nel vano tentativo di rendere irriconoscibile il mezzo che usava abitualmente per spostarsi. Ha nascosto l’arma del delitto e gli altri tre coltelli che aveva portato con sé quella notte, i vestiti recuperati nel fiume Adda a Medolago. Poi ha condotto la vita di sempre, di giorno chiuso in casa e di notte a vagare per i paesi della zona.

Stordito dalle droghe

Fumava hashish e marijuana più del solito, secondo alcune testimonianze, come per stordirsi. Lo hanno incontrato anche a una grigliata. Fino a quando i carabinieri hanno stretto il cerchio e la notte fra il 28 e il 29 agosto è partita la caccia.

I carabinieri del Ros e del Nucleo investigativo di Bergamo, come emerge da un’informativa agli atti dell’inchiesta, lo hanno individuato a Medolago, lo hanno pedinato e “alla luce della manifesta instabilità” lo hanno portato in caserma.

“Abbiamo fatto di tutto per liberarlo dalla dipendenza – ha spiegato lo sorella, Awa – per affidarlo a chi potesse aiutarlo, ma lui ha sempre rifiutato. Per mio fratello nessuno si è mosso”.

I rapporti con la famiglia

Per stare accanto a lui la 24enne, che studia Ingegneria gestionale all’Università di Bergamo, aveva anche ritardato esami, lei e la madre hanno convissuto con la “paura” di quel giovane che “urlava, parlava da solo e delirava”.

C’erano state tre denunce (la prima nel luglio 2023) e segnalazioni ai servizi sociali del Comune di Suisio, e un episodio inquietante: Moussa si è avvicinato alla sorella, armato di coltello, alle sue spalle. La donna si è girata, lo ha visto e lui “si è fermato, è andato via ridendo”.

Negli ultimi mesi il 31enne non aveva più rapporti con madre e sorella, pur vivendo al piano terra della stessa palazzina. Dopo un viaggio negli Usa e poi a Londra, nel 2019, quel ragazzo che da adolescente frequentava l’oratorio del paese, senza mai un lavoro fisso una volta finite le scuole, aveva iniziato a fare uso di Lsd e “non era più lui”.

Già da prima si era interrotta la sua attività sui social: aveva smesso di pubblicare video delle sue canzoni, con il nome di Moses Sangare, pose da trapper e sogni di successo sfumati in nulla. E allarmi che sono rimasti inascoltati.