Lunedì 19 Agosto 2024
GABRIELE MORONI
Cronaca

Omicidio di Sharon Verzeni, l’appello del sindaco di Terno d’Isola all’assassino: “Confessa”

Il primo cittadino Gianluca Sala: “A uccidere la giovane può essere stato chiunque, se il killer uscisse allo scoperto ridarebbe serenità alla nostra comunità”

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La foto in ricordo di Sharon al bar Vanilla di Brembate, dove lavorava la 33enne

Terno d’Isola (Bergamo), 19 agosto 2024 – Sindaco, in questi giorni ha preso in considerazione che l’assassino di Sharon potrebbe essere un suo concittadino?

“Ho avuto - risponde Gianluca Sala, sindaco di Terno d’Isola al secondo mandato - e ho tanti pensieri. A uccidere Sharon può essere stato chiunque. In assenza di un movente, è difficile immaginare chi sia il responsabile. Potrebbe essere di Terno come di un altro paese. A Terno non vivono persone così violente, almeno per quello che si conosce”.

Cosa si sentirebbe di dire all’assassino?

“Gli direi di trovare le forze e l’energia di confessare. Le stesse parole usate e lo stesso appello rivolto dal parroco di Bottanuco ai funerali di Sharon. Non spetta a noi né giudicare, né condannare. Ma è chiaro che, oltre ad aiutare la coscienza del responsabile, il gesto ridarebbe serenità al nostro paese e ai paesi vicini”.

Che atmosfera si vive a Terno d’Isola, che cosa è cambiato dal 30 luglio a oggi?

“C’è voglia di normalità. La voglia di riprendere una vita normale, di partecipare alle tante iniziative dell’amministrazione e della parrocchia. La presenza dei giornalisti non aiuta questo desiderio delle persone. È ovvio che c’è una situazione che va raccontata, ma ogni volta che si avvicinano un giornalista, una telecamera l’attenzione della gente viene riportata a quanto è accaduto”.

C’è paura?

“Il paese è presidiato, è molto controllato, ma è chiaro che la paura rimarrà fino a quando ci sarà un assassino in libertà. Questo vale per Terno come per gli altri paesi della nostra zona”.

La gente collaborerà nella raccolta dei Dna?

“Certo. Sicuramente. Tutti i ternesi collaboreranno”.

Dopo il funerale di Sharon, don Corrado Capitanio, parroco di Bottanuco, non ha voluto aggiungere altre parole a quelle pronunciate in occasione delle esequie, nell’omelia nella chiesa di San Vittore, gremita di gente, in una giornata di lutto cittadino, tristissima, surreale, le bandiere a mezz’asta, le serrande dei negozi abbassate. “È accaduta una tragedia - aveva detto il prete davanti alla bara bianca, sulla quale era stata deposta una corona di fiori bianchi e rossi - e non ci sono parole migliori per addolcire la pillola. Una tragedia improvvisa. La prima immagine che viene alla mente è quella di dire che ancora una volta la mano di Caino ha colpito, ancora una volta il male ha vinto perché ha spezzato una vita giovane, interrotto bruscamente dei progetti, dei sogni, dei desideri di una vita familiare insieme”. “Una morte così - ancora le sue parole - interrompe bruscamente tutto quello a cui noi ci sentiamo legati, tutte le cose che per noi hanno un valore. Umanamente parlando, non abbiamo altre parole da dire”.