Giovedì 19 Dicembre 2024
GABRIELE MORONI
Cronaca

Omicidio Sharon, il dolore del compagno Sergio Ruocco: “Non so se riuscirò più a vivere nella nostra casa, il killer resti in cella a vita”

Abbracciato dai passanti in paese: la gente mi è stata vicino, grazie. “La notte dell’omicidio ho avvertito forte il pressing dei carabinieri su di me”

Sergio Ruocco, idraulico di 37 anni, era il fidanzato di Sharon Verzeni

Sergio Ruocco, idraulico di 37 anni, era il fidanzato di Sharon Verzeni

Terno d’Isola (Bergamo) – Sergio Ruocco il giorno dopo il fermo dell’uomo che ha confessato l’assassinio di Sharon. Al cimitero di Bottanuco sulla tomba della compagna. A Terno d’Isola, a deporre una composizione di rose candide in via Castegnate, nel punto in cui la fidanzata si è imbattuta nel suo assassino. In via Roma, in piazza Sette Martiri riceve gli abbracci, le strette di mano di persone che non lo conoscono ma che tengono a manifestargli vicinanza, solidarietà, affetto.

“Faccio un salto dal don”, annuncia e si dirige alla parrocchia di San Vittore Martire per incontrare don Angelo Giudici. A mezzogiorno preciso parcheggia la Scirocco bianca che i cronisti hanno imparato a conoscere davanti al condominio di Seriate dove la madre e i fratelli Mirko e Stefano l’attendono per il pranzo.

Sergio, come va oggi, ventiquattr’ore dopo?

“Quando ho saputo del fermo dell’assassino è stato un sollievo. Sotto questo aspetto siamo sollevati, anche se lei non ce la riporta più indietro nessuno”.

Un ricordo di Sharon.

“Era la ragazza più brava del mondo. Purtroppo è andata così”.

Sa qualcosa sul dissequestro dell’appartamento di Terno?

“Non ci siamo ancora informati”.

Tornerà lì?

“Sì, penso di sì. Tornerò a vivere lì o almeno ci proverò. Proverò a tornare. Vedrò come andrà”.

Si parla già di infermità mentale per l’uomo fermato.

“Non ho letto molto. Non so neanche se queste cose sono state dette veramente. Non lo so. È ancora presto per sbilanciarmi su questo argomento”.

Cosa chiede, cosa chiedete alla giustizia?

“L’unica cosa è che gli diano l’ergastolo e resti dentro, perché una persona così non può tornare in libertà tra cinque anni e fare ancora queste cose, uccidere di nuovo”.

Terno d’Isola è stata collaborativa?

“Sicuramente sì. Ci sono stati sforzi da parte di tutto il paese”.

Nel corso delle indagini ha sentito pressione su di sé?

“La prima notte, la notte dell’omicidio, sì. Poi ho capito che era una cosa normale, è il loro lavoro. È giusto così. Non l’ho capito subito, ma dopo due o tre giorni. C’è stata più pressione dai giornalisti”. (Sorride).

Oggi andrà al cimitero?

“Sono già andato. Ci vado tutti i giorni”.

E lunedì al lavoro.

“Si deve ricominciare, prima o poi. I colleghi mi sono molto vicini”.

La famiglia Verzeni le è sempre stata vicina, non l’ha lasciata per un solo minuto.

“Quello sì. Li devo ringraziare. Direi che mi sento un po’ come un loro figlio. È stato un sollievo averli vicini. Senza di loro non ce l’avrei mai fatta”.

Sale dalla mamma e dai fratelli. T-shirt turchina, pantaloni corti, scarpe da ginnastica, la barba appena un po’ lunga, l’aria stanca che gli ha lasciato questo mese di dolore e apprensione. Venerdì sera aveva chiuso la sua interminabile giornata leggendo un comunicato davanti alla villetta dei Verzeni, a Bottanuco. Il fatto che fosse stato trovato chi aveva distrutto la vita di Sharon gli aveva dato sollievo e cancellato “le insinuazioni fatte su di noi”. “Nessuno mi ridarà Sharon, ma manterrò sempre vivo il suo ricordo e so che mi aiuterà a proseguire la mia vita”. In via Castegnate ancora fiori, ancora messaggi. “Giustizia è fatta”, è stampato su un foglio. Un’anonima mano femminile ha lasciato un lungo pensiero. “Cara Sharon – ha scritto tra l’altro –, non ti conoscevo molto bene, ma sono più che sicura che eri una buona persona. Quello che ti è successo è veramente ingiusto, è orribile, non te lo meritavi”.