Sottosegretario Sgarbi, sapeva di questa inchiesta per riciclaggio di beni culturali?
"No, non ne sapevo nulla. L’unica cosa che qui è evidente è che è stato commesso il reato di rivelazione di segreto istruttorio".
Secondo l’accusa, lei avrebbe sottratto un quadro, la “Cattura di San Pietro“ di Rutilio Manetti, lo avrebbe fatto restaurare per alterarlo e coprire uno strappo, e poi lo avrebbe rivendicato come sua proprietà ed esposto a Lucca nel 2021.
"La tela in mio possesso è in buone condizioni e con una stesura pittorica ben conservata e uniforme, mentre, a giudicare da quanto ho letto, quella rubata sarebbe stata danneggiata. Dunque è evidente che si tratta di opere diverse. In ogni caso, qualunque valutazione va fatta sull’opera, di cui quella rubata è manifestamente una copia, come tutte quelle conservate in quel castello di cui nessuno si è preoccupato".
Dove si trova il suo quadro ora?
"A casa mia, a Ferrara".
Come ne è venuto in possesso?
"Io lo trovai in una villa a Viterbo acquistata da mia madre, durante i lavori di ristrutturazione. E lo feci restaurare. La dimora acquistata da mia madre, Villa Maidalchina, era di donna Olimpia Pamphilj, cognata di papa Innocenzo X, ha più senso che l’originale di quell’opera fosse vicino Roma, e che quella rubata in Piemonte fosse una riproduzione. In ogni caso, tutti possono esaminare la mia tela, è a disposizione. Cosa che credo non abbiano fatto Report e Il Fatto, che si sono limitati ad avvicinare persone che ce l’avevano con me per vari motivi; ad esempio un restauratore che reclama da me il pagamento di un lavoro, che io non voglio pagare perché è stato fatto male".
La vicenda comunque è sgradevole. Pensa di dimettersi dall’incarico di sottosegretario?
"Non ci penso per niente. Sono illazioni contro di me, sulle quali ho già dato mandato ai miei legali di procedere nelle sedi opportune. Non posso dire nulla di questa inchiesta, anche perché non ne so nulla. Non so di cosa possa essere accusato. So che non ho rubato niente, e che qui l’unica cosa evidente è che è stato violato un segreto istruttorio. Che la Procura d’Imperia abbia trasmesso gli atti a Macerata come sede competente è una notizia che potrebbe avere un senso se, come la legge prevede, io ne fossi a conoscenza. Ma così non è. Dovrebbe infatti essere un magistrato, non un giornalista, a stabilire su cosa indagare e sulle complicità di restauratori e fotografi, accusatori improvvisati, ma che potrebbero rivelarsi complici di più gravi reati e omissioni".