di Giovanni Rossi
Trenta milioni di iscritti in meno di 24 ore soltanto negli Stati Uniti. E oggi chissà quanti altri. La supremazia di Twitter (37 milioni di utenti giornalieri attivi negli Stati Uniti e appena 200 nel mondo dopo il recente declino) ha probabailmente le ore contate. Threads, la nuova creatura social di Mark Zuckerberg, segna un debutto sfavillante, ed Elon Musk – il grande rivale – la prende malissimo. Alex Spiro, legale di Mr Tesla, accusa Meta – casa madre del nuovo social – di "sistematica, volontaria, illegale appropriazione di segreti e proprietà intellettuale" e minaccia "azioni civili senza preavviso" con riserva di "ogni diritto".
La brusca dialettica tra colossi chiude una giornata ad altissimo tasso di adesioni. Da Oprah Winfrey al Dalai Lama passando per Shakira, Kim Kardashian, Will Smith e Jennifer Lopez, tanti vip approvano la sfida lanciata da Zuckerberg. "Hola Threads! Di cosa parliamo?!", recita il primo post Threads di JLo, mentre la star degli chef tv Gordon Ramsay fa il brillante e domanda se la app sia "il luogo dove si trova la salsa d’agnello".
La nuova piattaforma di microblogging su iOS e Android – messaggi di testo fino a 500 caratteri, foto e video fino a cinque minuti, ma anche repost, retweet e post con citazioni – riaccende la galassia Meta (Facebook, Messenger, Instagram, WhatsApp, Oculus, Mapillary) aprendo una guerra totale con l’uccellino finito contro vento. Musk cinguetta rabbia per la sfida che si annuncia feroce, seppur nei limiti degli States, perché la novità social non è ancora disponibile agli utenti Ue a causa delle insufficienti garanzie di privacy. Zuckerberg sta al gioco postando la foto di due Spiderman che si fronteggiano: "Ci vuole una app per la conversazione pubblica con più di un miliardo di persone. Twitter non ci è riuscito. Noi speriamo di sì".
Strategicamente, Threads nasce al traino di Instagram (500 milioni di utenti attivi giornalieri e oltre un miliardo mensili), e già questo basta a spiegare sia i numeri d’esordio sia le preoccupazioni della concorrenza per le conseguenze sul mercato pubblicitario. Perché una volta entrati in Threads si è prigionieri di Zuckerberg: nel senso che dal nuovo social si può uscire solo rinunciando al proprio profilo Instagram e quasi nessuno vorrà sperimentare il brivido. La veloce scoperta – fatta della scrittrice americana Emily Huges, con immediato tweet di allarme – dà l’idea della profondità della battaglia appena iniziata e di quanto affilate siano le armi. "È mille volte meglio essere attaccati da persone sconosciute su Twitter che indugiare in una felicità falsa su piattaforme come Instagram che nascondono il dolore", allude Musk in avvio di giornata prima di passare il testimone agli avvocati.
Creare il proprio account Threads è roba da 10 secondi: si scarica l’app cui si accede tramite profilo Instagram. Una volta entrato in Threads, il neo utente può decidere se costruire, da zero, il proprio profilo personale – pubblico o privato – oppure utilizzare info e foto già archiviate in Instagram. Per praticità o pigrizia molti approfitteranno di questa opzione. Fatta la scelta base, arriva la nuova decisione: seguire la ’traccia Instagram’ oppure partire con nuovi collegamenti. La possibilità di condividere i post di Threads nelle storie su Instagram pare destinata ad assicurare ulteriore spinta.
Ai primi utilizzatori non sfuggono naturalmente i difetti: su tutti l’assenza di un feed cronologico per i post o l’impossibilità di usare la piattaforma via web se non per mera consultazione. Ma l’impressione evidente è che Zuckerberg e il capo di Instagram Adam Mosseri abbiano voluto partire comunque, pur con una piattaforma da rifinire, per approfittare della crescente disaffezione da Twitter anche a causa delle mattane di Musk e dei suoi diktat su spunte blu e limiti di lettura per i non abbonati. Saranno gli stessi utenti di Threads a guidare la crescita del prodotto. Tribunali permettendo.