Lunedì 12 Agosto 2024
GIOVANNI BOGANI
Cronaca

Seydou e Moustapha: "Sogni di moda e sport, la nostra seconda vita dopo Io capitano"

I protagonisti del film di Matteo Garrone, candidato all’Oscar: "Da lontano vedevamo solo la bellezza dell’Italia, poi la realtà. Girando per strada c’è chi dorme sulle panchine, noi siamo stati fortunati".

Marrakech International Film Festival 2023 -  giorno 3 - premiere di  Io capitano

Da sinistra: Seydou Sarr e Moustapha Fall

GIFFONI (Salerno)

Seydou Sarr ha un bel viso intelligente, gli occhi curiosi. Ha imparato l’italiano, che adesso parla con disinvoltura, e un lieve accento romanesco. Quando, a Venezia, nel settembre scorso, presentò "Io capitano" di Matteo Garrone, il film sull’odissea di due ragazzi che dal Senegal cercano in tutti i modi di arrivare in Italia, in mezzo a mille difficoltà, Seydou l’italiano non lo parlava ancora.

In questi pochi mesi, è cambiata tutta la sua vita. Non ha ancora vent’anni – li compirà il prossimo 6 ottobre – e tutto, per lui, è diverso. Non più il panorama di Thiès, una cittadina del Senegal di media grandezza, ma quello di Fregene. Seydou ha raccontato, nel film di Garrone candidato all’Oscar, il viaggio di milioni di persone, che come lui hanno cercato in Europa, e in particolare in Italia, una vita migliore: non necessariamente fuggendo da guerre o carestie, ma anche semplicemente sospinti dalla voglia di migliorare, di migliorarsi. Ha raccontato, attraverso il suo personaggio, queste storie. E poi ne ha vissuta una lui stesso. Una storia a lieto fine.

La sua vita è cambiata ad un ritmo travolgente. Lo scorso settembre, Seydou ha vinto il premio Marcello Mastroianni come miglior attore emergente alla Mostra del cinema di Venezia. Poi, quando "Io capitano" è stato nominato all’Oscar per la miglior pellicola internazionale, Seydou e Moustapha Farr, coprotagonista del film, sono volati a Los Angeles insieme a Garrone. E insieme, Seydou e Moustapha sono arrivati ieri a Giffoni Experience, il grande festival di cinema per ragazzi che da cinquant’anni racconta storie di vita, di libertà, di coraggio che arrivano da tutto il mondo.

Oggi, due cose colpiscono, nel racconto di Seydou. "Ho visto molta povertà in Italia", dice a un certo punto della nostra chiacchierata. "Gente che dorme per strada". Qualcosa che non c’era, nel sogno della Terra promessa. E quando parla del Senegal, non usa toni drammatici, carichi di tragedia. Parla di vite povere, ma con dignità. Uno sguardo meno retorico, nuovo.

Seydou aveva 16 anni, quando una delle sue sorelle lo ha spinto a partecipare al casting per il film di Garrone. Provino dopo provino, si è ritrovato davanti al regista, che ha visto in lui il suo "capitano" perfetto.

Cominciamo dall’inizio. Come era la vostra storia, prima del film? Come vivevate in Senegal?

"Era una vita normale, con la mia famiglia; studiavo, giocavo a calcio, sognavo di diventare un calciatore. Vivevo una sorta di povertà, ma con dignità".

Come vedevate l’Italia?

"Sui social, dell’Italia vedevo solo la bellezza. Ma quando sono venuto qui, ho visto la gente che dorme sulle panchine. Ne ho visti più in Italia che a Dakar".

Che cosa avete amato dell’Italia?

"Siamo stati fortunati: abbiamo avuto la fortuna di vivere a casa della mamma di Matteo Garrone, Donatella. Ci siamo sentiti come a casa".

Avete mai sentito ostilità, negli sguardi degli altri?

"No. Viviamo a Fregene, e lì non sentiamo nessuna discriminazione". Gli fa eco Moustapha: "Neppure io. Vado spesso a Milano, dove sto cercando di iniziare una carriera nella moda, e Seydou sta inseguendo il suo sogno di diventare calciatore". Anche Seydou, peraltro, ha lavorato per Fendi e Moschino.

Pensiamo spesso alle tragedie dei ragazzi di colore che cercano di arrivare in Italia. Come vivete le notizie nei tg?

"Quando vediamo certe notizie alla tv, pensiamo che è orribile", dice Seydou. "Quando ero in Marocco, ho visto gente che ha fatto veramente il nostro viaggio. Migranti che hanno vissuto le cose che raccontiamo nel film. E ho pensato che abbiamo fatto il film anche per loro, per dare voce a loro".

Come è il vostro rapporto con Matteo Garrone?

"Viviamo nella sua casa, lo sentiamo come un padre".

Il padre naturale, Seydou lo ha perduto, sei mesi prima di partecipare al casting del film.

Adesso, Seydou aspetta i documenti italiani che stanno arrivando. L’Italia sta diventando davvero casa, per lui. "Ma le proiezioni più belle sono state quelle che abbiamo fatto in Senegal, nel mio paese, dove tanti ragazzi hanno scoperto grazie al film che il viaggio per l’Italia e per l’Europa in gran parte dei casi è tragico".

Adesso Seydou sta facendo provini per una serie tv, e ha girato un documentario per la Lega Calcio contro il razzismo nel calcio. Intanto, i provini li fa non soltanto con le produzioni cinematografiche, ma con le squadre del calcio professionistico: "Ho fatto il provino per il Lecce e tra qualche giorno lo faccio per il Civitavecchia". Insieme ai documenti italiani, potrebbe essere il nuovo grande regalo della sua nuova vita.