
Maria Rosaria Romano, dirigente della polizia postale
Roma, 22 marzo 2025 – “Attenzione!! Sui social nuova ondata di sextortion in danno di minorenni”. Ci mette due punti esclamativi la polizia postale nell’ultimo alert che segnala “un incremento improvviso delle richieste di aiuto da parte di ragazzi contattati da profili social di apparenti coetanei”. Richiedono “immagini sessuali e minacciano di diffonderle senza controllo in rete”, se non si paga. Gli esperti stilano anche un elenco di consigli per i giovanissimi e per i genitori. I primi tre: non pagare, non vergognarsi, non cancellare i messaggi, che sono prove.
La storia per punti
I numeri della polizia postale
Sono stati 124 i casi trattati dalla Postale l’anno scorso, quasi nove volte su dieci le vittime hanno un’età compresa tra i 14 e i 17 anni. Il perché ce lo spiega Maria Rosaria Romano, primo dirigente della polizia di Stato, direttore della Seconda divisione della Postale. “Il fenomeno – chiarisce – è sempre riconducibile a una ricerca della sessualità, c’è un abbassamento del livello di attenzione da parte dei ragazzini. In passato, gli approcci fisici avvenivano tra coetanei. Ora il web dà la possibilità di entrare in contatto con tante persone, senza conoscerne nemmeno l’identità. Questo abbassa i freni inibitori. Dall’altra parte, i minori trovano personaggi che vogliono ricattarli”.
Cosa chiedono i messaggi
Una spirale che si fa via via più esplicita. Dalla prima richiesta, “inviami la foto”, agli inviti spregiudicati, “fai di più”. Alla fine, è la didascalia della dirigente, arriva “la minaccia, il ricatto di diffondere i contenuti a tutta la catena di conoscenze del minore”. Quelle stesse conoscenze che proprio la vittima, nel frattempo, ha disseminato in Rete, e condiviso con interlocutori senza volto, “spesso finte donne o finti uomini”. A tirare le fila sono adulti e organizzazioni criminali.
Sempre l’anno scorso - e pare davvero incredibile - la Postale ha documentato anche un caso di sextortion nella fascia più piccola, quella compresa tra zero e 9 anni. “Ma è più difficile che un bambino a quell’età abbia la disponibilità economica”. Per questo sono presi di mira i più grandi.
Un fenomeno sommerso
I numeri nascondono però una realtà sommersa, “in tanti non denunciano - riconosce la dirigente -. Il minore o reagisce pagando o può dire non ho più soldi. O si vede talmente assediato da chiedere aiuto, di solito a un amico più che ai genitori. Ma le segnalazioni, purtroppo, quasi sempre avvengono in modo ritardato”.
A chi rivolgersi per chiedere aiuto
Ma a chi possono rivolgersi i minori vittime di sextorsion? “Anche al commissariato online - è l’appello di Maria Rosaria Romano -. Orientiamo le vittime, le indirizziamo verso un rapporto di fiducia con i genitori. Abbiamo avuto casirecenti di ragazzini che non sapevano come agire, non ne avevano parlato in casa. Il nostro intervento prevede anche un sostegno psicologico”.
Quando scatta un alert
Ma quando scatta un alert? “In genere dipende dal numero di segnalazioni e dalle richieste di aiuto - chiarisce la dirigente della Polizia di Stato - . Lanciamo l’avviso sulla piattaforma del commissariato online e lo postiamo ovunque, per raggiungere la fascia più ampia possibile di attenzione. La nostra priorità resta la parte offesa. I ragazzini sono disorientati, non sanno come reagire. Pian piano li riportiamo in uno stato di tranquillità, necessario anche per procedere con le indagini”.