Venerdì 30 Agosto 2024
GABRIELE MORONI
Cronaca

Sergio Ruocco: “Pista dello sconosciuto? L’ho sempre sostenuta”. Un mese senza Sharon: “Ogni giorno vivo male”

Il compagno della vittima e quello strazio senza fine: ieri le ho portato un fiore al cimitero

Bottauco (Bergamo) – “Mi siete mancati”. Sergio Ruocco abbozza un sorriso ai giornalisti. Ha parcheggiato la Scirocco davanti alla villetta dei genitori di Sharon, in via Adda a Bottanuco.

Sergio, è un mese dalla scomparsa di Sharon.

“Sì, è un mese”.

È una giornata di ricordo. Come la sta vivendo?

“Male. come al solito. Purtroppo”.

È andato a portare un fiore a Sharon?

“Vado stasera” (ieri, ndr).

C’è la pista che porta a queste persone della piazza, che sarebbero state lì. Aveva parlato anche lei di un sconosciuto.

“L’avevo detto fin dall’inizio. È giusto controllare anche queste persone come controllano tutti”.

Secondo lei è possibile battere anche questa strada?

“Bisogna batterle un po’ tutte, ormai. È passato un mese, è giusto controllare tutto quello che si può controllare”.

Le ricerche continuano anche per l’arma del delitto.

Mi sembra un po’ tardi, ormai, cercarla adesso”.

Secondo lei andava fatto prima?

“Secondo me sì. Però, si vede che prima avevano cose più urgenti da controllare, probabilmente. Ma non è il mio lavoro. Non posso giudicare”.

È stato più chiamato dai carabinieri?

“Per ora no”.

Sarebbe disponibile a spiegare altro? Ci sono altri dettagli che le sono venuti in mente?

“No, altrimenti li avrei già chiamati”.

Come ogni sera Sergio riceve l’abbraccio, l’affetto e la fiducia totale dei genitori, dei familiari di Sharon Verzeni. È stato immediatamente così. All’indomani della morte di Sharon, dopo che era stata messo sotto sequestro l’appartamento di via Merelli a Terno d’Isola, che per tre anni aveva ospitato la sua convivenza con la fidanzata, l’idraulico 37enne non si era trasferito a Seriate, dove vivono i genitori separati e i due fratelli. Era stato accolto dai genitori della compagna a Bottanuco.

Si era instaurato così un intenso ménage familiare, con Sergio che si trova a vivere quasi una condizione di figlio acquisito. Non sono soltanto affetto e fiducia. C’è la convinzione dei genitori e di tutta la famiglia di Sharon che a sferrare le quattro coltellate mortali sia stato uno sconosciuto. “Sarebbe peggio, ma non pensiamo proprio”, rispondeva Bruno Verzeni, il padre di Sharon, quando gli veniva chiesto che impatto avrebbe se un giorno si scoprisse che l’assassino è una persona conosciuta: “Ho pensato di tutto e di più, ho fatto tutte le possibili supposizioni. Non è stato certo uno che la conosceva bene”.“Sergio è un ragazzo stupendo”, “una splendida persona”. Il padre di Sharon lo aveva detto già all’indomani del delitto che gli aveva strappato la figlia. E aveva aggiunto, parlando del legame tra Sharon e Sergio: “Mai un litigio, mai una voce”. “Se non ci fosse lui – diceva Sergio parlando dell’uomo che sarebbe diventato suo suocero – non so se sarei qui adesso”.

Il ritorno al lavoro come è stato, Sergio?

“Tornare al lavoro in questa situazione non è il massimo”.

Ha sentito l’amicizia, l’affetto dei colleghi?

“Quello ovviamente, sì”.

I colleghi le sono vicini?

“Sì”.

Farete un momento familiare di ricordo?

“Vediamo stasera”.

Andate insieme al cimitero?

“Sì, quasi tutti i giorni”.

Domani tornerete al cimitero?

“Sicuramente”.