Archiviata la legge di Bilancio e la pausa natalizia, alla Camera la maggioranza è pronta a incassare il primo via libera alla riforma della separazione delle carriere della magistratura. Oggi alle 12 scade il termine per presentare gli emendamenti e domani l’Aula comincerà a discuterli. In ballo, il primo dei quattro voti che la riforma costituzionale richiede e che, sulla carta, dovrebbe scivolare liscio. Il centrodestra può contare sulla sponda di Italia viva, Azione e +Europa. Restano contrari Pd, M5s e Avs che potrebbero ripresentare gran parte degli emendamenti proposti nella commissione Affari costituzionali, ma con pochissime chance di farcela.
La riforma della giustizia (nella foto il ministro Carlo Nordio) prevede che le carriere dei magistrati che fanno le indagini (pm) siano distinte da quelle dei giudici (di tribunale e delle corti), per cui ciascuno a inizio carriera dovrà fare una scelta definitiva di funzione e restarci. A intestarsi la paternità della battaglia è Forza Italia, in linea con la distribuzione politica delle riforme cardine della legislatura, tra l’autonomia differenziata della Lega (l’unica arrivata al capolinea, essendo una legge ordinaria, su cui però pesa l’ombra del referendum) e l’elezione diretta del premier che fa capo a FdI. Quest’ultima, però, da mesi è rallentata, complici i difficili equilibri che alla "madre di tutte le riforme" vanno garantiti. Sulla giustizia il centrodestra invece vanta compattezza e finora la squadra ha retto, solida.