Venerdì 22 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

La sentenza choc di Torino, l'assoluzione da stupro e quella "porta socchiusa"

Ribaltata la condanna di primo grado per stupro. Valente (Pd): "Appaiono evidenti sessismo e pregiudizi nella lettura della vicenda". Europa Verde: "Alla donna sono stati strappati i vestiti, segno inequivocabile di violenza"

La sentenza d'Appello di Torino ha ribaltato la condanna per violenza sessuale

La sentenza d'Appello di Torino ha ribaltato la condanna per violenza sessuale

Torino, 8 luglio 2022 - Sta facendo discutere la sentenza della Corte d'Appello di Torino, che ha assolto un ventenne, dopo la condanna per stupro in primo grado, ai danni di una coetanea. "La sentenza con cui la Corte d'appello di Torino ha assolto un uomo dall'accusa di violenza sessuale perché sarebbe stata la vittima a indurlo a osare, lasciando la porta del bagno accostata, è scioccante. Aver bevuto un bicchiere di troppo o aver lasciato la porta del bagno aperta, magari per sbaglio, non autorizza nessuno a usare violenza. Perché su questo non abbiamo dubbi: alla donna sono stati strappati i vestiti, segno inequivocabile di  violenza. Riteniamo che questa sentenza sia un pesante campanello d'allarme e che porti alla luce un inquietante cammino a ritroso nell'accettazione dell'affermarsi delle libertà femminili". Questo è ciò che hanno fatto sapere, in una nota, Fiorella Zabatta, Presidente del Consiglio Federale Nazionale di Europa Verde, Luana Zanella, Coordinatrice della Direzione Nazionale del partito ecologista, ed Eleonora Evi, Co-Portavoce Nazionale di Europa Verde.

Sulla stessa lunghezza d'onda le parole della senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione Femminicidio e violenza di genere: "È sempre difficile commentare una sentenza e non si dovrebbe per principio, ma quella della Corte di Appello di Torino che ha assolto un giovane condannato per stupro in primo grado è davvero grave. La ragazza sarebbe stata in preda all'alcol, si sarebbe fatta accompagnare in bagno dall'amico-violentatore, avrebbe lasciato la porta socchiusa e infine la cerniera dei pantaloni, strappata, sarebbe stata di scarsa qualità. Tutto questo avrebbe indotto il ragazzo ad 'osare'. Credo che queste affermazioni si commentino da sole e non possiamo che registrare con fiducia la decisione della Procura di ricorrere in Cassazione".

"Sembrano ancora una volta apparire evidenti - ha aggiunto Valente - sessismo e pregiudizi nella lettura della vicenda da parte della Corte d'Appello, stando almeno a quanto riportato dalla stampa. È proprio alla luce di tutto questo che invochiamo l'approvazione del ddl al Senato che stabilisce che in assenso di consenso, c'è violenza sessuale. Il problema è sempre lo stesso: è la vittima che deve provare di essere stata violentata. Il nostro ddl capovolge la questione e pone l'attenzione sull'autore del reato. Perché nel processo è sempre la parola di un uomo a contare di più, contro quella di una donna, che pur avendo denunciato, non viene creduta. E allora è bene che sia lui a provare il consenso di lei", ha concluso.

"Esprimo la mia più totale vicinanza alla ragazza e quella delle Istituzioni che rappresento - ha invece detto Maria Edera Spadoni deputata del M5s -; mi chiedo come sia possibile, ai nostri giorni, assistere a queste situazioni; mi chiedo come le donne, dopo sentenze di questo tipo, possano sentirsi tutelate dallo Stato e possano denunciare".

Violenza sessuale o no? Che cosa è successo

 Lei, "un po' sbronza", si era fatta accompagnare alla toilette e aveva tenuto la porta socchiusa; e lui aveva interpretato questo comportamento come "un invito a osare". Sulla base di questa supposizione la Corte d'appello di Torino ha assolto un ventenne dall'accusa di violenza sessuale su una coetanea. I giudici (presidente donna più due consiglieri uomini) hanno ribaltato la sentenza di primo grado, con la quale, nel 2021, al giovane erano stati inflitti due anni, due mesi e venti giorni di carcere. "Il fatto non costituisce reato" per "mancanza di elemento soggettivo". Se ne riparlerà in Cassazione, visto che la procura generale ha presentato un ricorso. Fu la ragazza, nel maggio del 2019, a denunciare un episodio di qualche giorno prima. I due, entrambi italiani, si conoscevano da alcuni anni, e in passato, come ricorda la sentenza d'appello, si erano "scambiati qualche bacio ma niente di più". Il 7 maggio si incontrarono in un bar del centro storico ed esagerarono con gli aperitivi. Poi, in quello che la Corte ha definito il "piccolo" e "squallido" bagno alla turca del locale, accadde qualcosa. L'imputato ha sostenuto di essersi interrotto quando lei ha detto 'basta'. Poi la aiutò a ricomporsi, dato che era stata colta da un malore, e rimase con lei fino all'arrivo degli zii, i quali lodarono la sua "gentilezza". Per i giudici "non ci sono certezze" sul racconto della ragazza e neppure sull'esistenza di una aggressione sessuale da parte di un ventenne che pochi minuti prima, fra un bicchiere e l'altro, le aveva manifestato il proprio interesse. L'atteggiamento di lei, anzi, è stato ricostruito e analizzato nei dettagli per arrivare a concludere che l'imputato con ogni probabilità aveva soltanto "equivocato": gli chiede di accompagnarlo in bagno, gli affida la borsetta, gli chiede di passargli dei fazzoletti, gli permette di entrare per tirare lo sciacquone. Secondo i magistrati "non è da escludere che gli abbia dato delle speranze", producendo una situazione che poi "non seppe gestire poiché un po' sbronza e assalita dal panico". Tanto è vero che l'imputato "non la abbandonò al suo destino" e "la sostenne", forse per "la consapevolezza di non avere fatto niente di male". Un punto controverso resta la rottura di un pezzetto di cerniera. Circostanza che, per quanto frutto "dell'esaltazione del momento", non dimostra il presunto abuso. Ora la parola è alla Cassazione.