Sabato 23 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Piacenza, selfie macabro con la donna travolta dal treno

Dita in segno di vittoria, sullo sfondo il dramma

Piacenza, si fa un selfie mentre una donna viene soccorsa sui binari (Ansa)

Piacenza, si fa un selfie mentre una donna viene soccorsa sui binari (Ansa)

Piacenza, 4 giugno 2018 - Un selfie macabro, di cattivo gusto, che indigna Piacenza e tutta l'Italia.  Una donna investita da un treno, tutto intorno i soccorritori. Alla vittima del terribile incidente, una canadese, di lì a poco viene amputata una gamba. Ma la vera scena macabra non è questa. È invece quella di un ragazzo sulla banchina che si scatta un selfie mentre con la mano destra si fa il segno del ‘V’ di vittoria. Il momento, in stazione a Piacenza, è stato documentato da una foto scattata il 26 maggio dal giornalista Giorgio Lambri e pubblicata dal quotidiano Libertà. E l’immagine del selfie riempie di indignazione chiunque ne prenda visione, non solo sui social. Tra le proteste di chi ha assistito alla scena, il giovane autore del selfie è stato poi bloccato dalla Polfer, identificato e costretto a cancellare le fotografie dallo smartphone. Ancora più irritante il fatto che il ragazzo, incurante della disgrazia capitata alla donna travolta dal convoglio, con una mano stesse mimando il gesto della vittoria. La Polfer sta esaminando la sua posizione, ma, al momento non sembra si possano configurare reati.

Rinaldo Sidoli, responsabile del centro studi del Movimento Animalista, che ha postato la fotografia sulla sua pagina Facebook, ha commentato così l’immagine choc: «Sembra che non si possano configurare gli estremi di un reato, ma il gesto macabro rimane. Alla donna è stata poi amputata una gamba. Non è solo una fiera dell’imbecillità. È la rappresentazione della cultura dell’ostentazione fondata sul ‘like’ a tutti i costi, anche su drammi e tragedie. Un perverso voyeurismo irrispettoso dei canoni della decenza e della dignità umana. Una simile fenomenologia dovrebbe essere vietata sui social poiché contribuisce a un deficit educativo».