Roma, 29 luglio 2018 - Follie estive di giovani social-dipendenti? Non solo. Balconing (gettarsi in piscina dai balconi delle camere d’albergo), binge drinking (bere shot di superalcolici tutti d’un fiato), daredevil selfie (l’autoscatto in estremo pericolo), choking game (provocare a sé o ad altri un principio di strangolamento), ghost riding (abbandonare lo sterzo dell’auto a folle velocità), eyeballing (versare a sé o ad altri della vodka negli occhi per una vertigine record), car surfing (cavalcare un’auto in corsa come fosse una tavola da surf): le sfide social estreme che i giovani inventano, soprattutto grazie all’aiuto delle mille potenzialità del web e dei social, non hanno fine.
I millennials si divertono coi challenge a colpi di hashtag, tutto in segreto. Poter pubblicare su Internet il video o la foto trofeo, dopo essere sopravvissuti alla sfida del coraggio, è l’ultimo passo per la consacrazione degli adolescenti. Tendenze, mode e sfide social dilagano nel web con una velocità strabiliante e l’effetto contagio è assicurato. Il 18% dei ragazzi ha preso parte a una social moda a catena e il 50% è stato nominato, ossia chiamato a partecipare, in una di queste catene social (Osservatorio nazionale adolescenza). Un selfie sul grattacielo, su una ripida scogliera o mentre due ragazzini corrono in moto diventa una scommessa con la morte: l’obiettivo è avere più like possibile. Secondo i dati dell’Osservatorio, un adolescente su dieci si fa selfie pericolosi mettendo a rischio la propria vita e oltre il 12% è stato sfidato a fare uno scatto estremo per dimostrare il proprio coraggio. La foto con il treno in corsa è uno dei passatempi preferiti dai giovani. In Italia sono aumentati del 63% gli incidenti ferroviari mortali. Nel 2016 il numero di bravate (denunciate) di ragazzini sui binari ha superato i dieci casi, con la morte di due giovani: un 15enne a Calcinato, Brescia, e una 20enne a Napoli.
IL COMMENTO / Non buttate la vita - di Luigi Caroppo
Investito e ucciso dal motorino dell'amico: lo stava filmando da sdraiato / FOTO «Dietro ci sono noia, ricerca di sensazioni forti e percezione del rischio come valore positivo – spiega il formatore e consulente educativo Marco Maggi –. I giovani devono apparire sempre: ‘se faccio un video dove rischio la vita e gli altri lo guardano, io valgo’. Il valore di una persona è visto a seconda di quante visualizzazioni sui social ha». A Sydney due 28enni si sono lanciati da una discesa in bilico su un carrello del supermercato: uno è morto, l’altro è rimasto ferito gravemente. «Non ripetere l’attività a casa», una volta in tv passava in sovrimpressione questa scritta quando andava in onda una trasmissione con attività pericolose. Poi è arrivato il programma Jackass e le pazzie estemporanee sono diventate quotidianità. Di questi video di gloria da click se ne trovano a migliaia negli smartphone degli adolescenti e su YouTube.
Esercizi di fitness su un cornicione senza barriere a 250 metri d’altezza, abbracci romantici sulla benna di una maxi gru sospesa nel vuoto, video sulle rotaie scappando un attimo prima che il treno passi: le sfide con la morte sono anche nella strada dietro casa. A Fano, alcuni ragazzini si stendono sulla carreggiata e vengono illuminati soltanto dai fanali delle auto che arrivano. Loro, ripresi dagli amici coi cellulari, si alzano pochi istanti prima di essere falciati delle macchine: ecco l’ultima esperienza da batticuore in Riviera. Un’emergenza sociale con ragazzini dai 14 ai 18 anni che percorrono contromano in bici le rotatorie e saltano sul tettuccio di un’auto in movimento simulando il surf. Dal 2014 al 2018 erano state 150 le persone, quasi sempre giovanissime, morte per colpa della caccia alla foto perfetta. Ora le tragedie stanno esplodendo e la strage diventa ecatombe. L’università Carnegie Mellon in Pennsylvania calcola che sono 170 i morti ogni anno per un selfie: in India, nel 2016, sono stati 76. Pakistan, Usa e Russia sono subito dietro nel macabro podio.