Roma, 5 settembre 2024 — La resilienza, la forza d’animo e la capacità d’adattamento anche in situazioni difficili sono fattori che, se radicati nell’animo di una persona, potrebbero favorire la longevità. È questa la tesi che è emersa in uno studio pubblicato su Bmj Mental Health, rivista medica trimestrale britannica, che copre tutti gli aspetti della salute mentale. La studio, condotto presso l'Università Sun Yat-Sen di Shenzhen (Cina), mostra che la capacità di affrontare e adattarsi alle circostanze e agli eventi difficili della vita in età avanzata porta a un rischio di morte inferiore (dimezzato per i più resilienti).
La volontà dello studio è stata quella di sottolineare l'importanza di strategie per rafforzare la resilienza mentale. Le buone capacità di adattamento da anziani possono aiutare a compensare l'impatto negativo delle cronicità e della conseguente disabilità. Per arrivare alle conclusioni della loro ricerca, gli studiosi hanno proceduto, come metodo, all’esamina dell'Health and Retirement Study (Hrs) degli Stati Uniti: uno studio rappresentativo a lungo termine sugli adulti statunitensi di almeno 50 anni. Nella ricerca, i partecipanti sono stati controllati ogni due anni e gli esperti hanno analizzato i dati relativi a un totale di 10.569 partecipanti di età media di 66 anni. Durante un periodo di monitoraggio medio di 12 anni, 3.489 di loro sono morti.
Ma non solo, i ricercatori, analizzando i dati, hanno potuto vedere che chi mostrava più resilienza mentale — valutata utilizzando una scala da 0-12, con qualità comprese come perseveranza, calma, autosufficienza e la consapevolezza che alcune esperienze devono essere affrontate da soli — aveva un minor rischio di morte per qualsiasi causa. Più alto era il punteggio di resilienza, minore era il rischio di morte. Le chance di sopravvivenza a 10 anni erano del 61% per gli individui con resilienza inferiore, salendo al 72% e 79% per i gruppi di resilienza intermedia e all'84% per coloro con la maggiore resilienza mentale. Quindi i più resilienti avevano il 53% di probabilità in meno di morire nei successivi 10 anni rispetto a quelli che lo sono meno.