Roma, 13 maggio 2019 - Un anno di promesse ma non siamo pronti. "Resta connesso con chi ami", andava al cuore nell’agosto 2018 lo spot della campagna ministeriale sui seggiolini con l’allarme, per scongiurare l’abbandono dei bebè in auto. In Italia sono morti 8 piccini in 20 anni. Obbligo e sanzioni dovevano scattare dal 1° luglio. Invece se va bene le carte – le carte – potrebbero essere a posto a novembre, quando notoriamente non fa così caldo. Perché la legge c’è da ottobre ma non si può partire. Il decreto attuativo – un atto del Mit che vale come la cassazione, doveva arrivare nel dicembre scorso per fissare i dettagli – è sempre in bozza. Il testo è ancora affisso nella bacheca della Commissione europea, per i suggerimenti. Basta consultare il sito dell’ufficio Tris per scoprire che lo schema è stato inviato il 21 gennaio, non è stata attivata la procedura d’urgenza, doveva restare in visione fino al 22 aprile ma poi c’è stata una proroga di tre mesi. Fino al 22 luglio potranno dire la loro associazioni, inventori o periti infortunistici che già affollano il portale. Ma non finisce qui. Manca sempre il passaggio al Consiglio di Stato; dopo quell’ok dovranno passare altri 120 giorni per l’entrata in vigore delle nuove regole, fa i conti Altroconsumo. Così arriviamo a novembre. "E dovremo pur dare il tempo ai produttori di adeguarsi", ragiona Giordano Biserni dell’Asaps, che con la sua associazione amici della polizia stradale ha sollevato per primo il problema degli abbandoni, due anni fa, sua anche l’idea di manifesti tre per sei sulle autostrade. Non si sbilancia sulle date ma ha pronta una raffica di domande per ora senza risposta: "Toninelli ha promesso un milione di euro nel 2019 per incentivare l’acquisto dei nuovi sistemi. Chi potrà fare domanda? Come? Cambia qualcosa se una famiglia ha un figlio, due o tre? L’allarme si potrà applicare sui seggiolini esistenti o si dovrà cambiare seggiolino? Forse vale la pena ricordare le statistiche. Nel 2018 sono morti 49 bambini sulle strade, 25 erano trasportati. Quanti erano fissati bene? Perché questo è l’altro problema. Non lo sappiamo. Ma cosa si fa per aiutare davvero le famiglie? Possibile avere l’Iva al 22% per seggiolini o allarmi e al 4% se compro le figurine per i miei nipotini?".
"Una piccola modifica al codice della strada può salvare la vita ai nostri figli", si raccomandava in diretta Facebook a luglio 2018 il ministro dei Trasporti. E prometteva detrazioni fino a 200 euro. Invece oggi, alla vigilia di un’altra estate, restano "troppi punti oscuri", lamenta Silvia Bollani di Altroconsumo, esperta di sicurezza in auto. Mette il carico: "Nella bozza di decreto, e questo è un nodo cruciale, c’è scritto che devono essere sistemi omologati ma non si capisce da chi e come. In generale, i prodotti tipo cuscinetto, con uno spessore limitato, da mettere tra la fodera e la parte rigida del seggiolino, a detta degli esperti di laboratorio non dovrebbero influire sulle prestazioni, è un po’ come quando i bimbi vengono fatti sedere con la giacca. Però il condizionale è d’obbligo". E centra un problema di non poco conto, ad esempio in caso d’incidente e di controversie legali. Conclusione? "È sensato forzare un’operazione del genere? Vero, ci sono state vittime per dimenticanza. Ma nella stessa fascia d’età in 10 anni sono morti 170 bimbi sulle strade. Forse bisognerebbe spingere a un comportamento più attento. Come dicono gli americani, prima di chiudere l’auto, controllare bene tutti i sedili. Oggi alle famiglie consiglierei: scegliete il seggiolino in funzione della protezione che offre ai vostri figli, non della presenza o assenza dell’allerta. Altrimenti rischiate di comprare qualcosa che non va bene".