"Svegliarmi per vedere la finale della Coppa di America? Non credo lo farò. Già dormo poco, se poi metto la sveglia alle 4... La guarderò alle 9, è così comodo, anche se con un occhio solo perché mi si è rotto il cristallino e me lo devono sistemare". Cino Ricci, l’uomo che grazie ad Azzurra nel 1983 ha portato la vela nelle case di tutti gli italiani, è la voce più saggia ed autorevole quando si parla di Coppa di America: "Quella è la dicitura corretta, non Coppa America. Infatti nel 1851 fu la barca americana chiamata ‘America’ ad andare in Inghilterra e ad aggiudicarsi per la prima volta il trofeo che venne poi esposto e conservato in una teca al club nautico di New York". Oggi Ricci, classe 1934 – "sono nato il 3 settembre a Miramare, non il 4 come riportato dall’anagrafe, ma dopo un mese e mezzo ero già tornato a Forlì" – fino a vent’anni fa cittadino forlivese, vive a Ravenna, ma percorre quasi tutti i giorni i 50 chilometri che lo separano dalla sua casa per raggiungere il buen retiro a San Savino di Predappio dove nella tenuta appartenuta a suo nonno ha sei ettari di bosco, fa il vino, pota e taglia i rami secchi: "Sono qua da solo e sto da Dio".
America’s Cup, Luna Rossa è viva e lotta: 1-1 con New Zealand
Allora Ricci come vede questa finale?
"Non posso dare un giudizio completo perché mentre Luna Rossa l’ho vista e la conosco, Nuova Zelanda l’ho vista solo in allenamento. Farò il tifo per Prada anche perché se vinceremo un po’ di coppa sarà anche mia, l’ho già detto a Bertelli, eh!".
Dove si deciderà la Coppa di America?
"A loro piace più il vento medio-forte, mentre a noi piace di più il vento medio-leggero, quindi bisognerà vedere come sarà il vento nei giorni di regata. Noi contro gli inglesi abbiamo perso quando il vento si è alzato un po’".
Le piace questo nuovo modo di andare a vela?
"Rispetto ad una volta è tutto cambiato. Non posso dire che mi entusiasmi, però il progresso non si può fermare, così come l’intelligenza dell’uomo. Però queste non sono barche, infatti possono gareggiare principalmente su circuiti brevi, coperti e controllati. L’arte della vela che esisteva una volta qui non c’è. E poi c’è stato un cambiamento sostanziale...".
Quale?
"Prima si divertivano i velisti, che sono abituati ad andare piano, che apprezzavano e si godevano i movimenti dell’equipaggio e delle vele. Oggi invece questo spettacolo è apprezzato da chi di vela non capisce niente. È tutto molto più semplice, più televisivo ma questo non è un male almeno per quelli che pagano la pubblicità".
Insomma non è la vera vela?
"La vera vela è un’arte, non è uno sport o una disciplina. È quel modo di andare per mare che ha inventato l’uomo per andare verso l’origine del vento. A me piace la vela così com’era. Dentro di me c’è quella vela".
Cosa rappresenta il mare per lei?
"È quella cosa sempre in movimento, un caso unico, per andarci sopra con una barca. Si presenta molto spesso bello, ti comunica sensazioni uniche, piacevoli, ma può essere la cosa più cattiva che c’è ed il posto più pericoloso al mondo".