Concita
Borrelli
E allora facciamo che il lupo non mangiò Cappuccetto Rosso, e il cacciatore non gli tagliò la pancia per salvare la bambina. Perché i lupi, attenzione, sono specie protetta! Facciamo che le sorellastre di Cenerentola sono due bellissime fanciulle e il principe vive un forte imbarazzo nella scelta perché farle brutte e cattive sarebbe reato di body shaming e di non inclusione di persone difficili. Facciamo che Pinocchio non è figlio di mastro Geppetto perché sarebbe adozione da parte di un uomo single. Facciamo che non si può sentire che Biancaneve andrebbe riveduta e corretta perché il principe non può, come accade dal 1812, baciarla mentre lei dorme. Quindi non consenziente "il che non può essere vero amore se solo una persona sa cosa sta succedendo" come hanno osservato i recensori di SFGate, testata di San Francisco, in occasione della riapertura del parco Disneyland di Anaheim in California. Facciamo per favore che le favole non perdano il loro senso di metafora e di onirico. Quel sapore antico di un mondo animale e vegetale sconosciuto e fatto di misteri, sorprese e anime losche. Di re ricchi e sudditi poveri. Di uomini a cavallo e fanciulle a filare la lana che sognano d’essere rapite! Tutto forse stanco, sorpassato, naïf, ingenuo. Ma tutto costruito perché il bene prevalesse sul male, la gioia sulle lacrime, la giustizia sull’ingiustizia. Ed invece oggi una cosa è certa: su tutte le questioni, amene, serie o serissime che siano vince sempre e solo un gran senso del ridicolo.