Sabato 17 Agosto 2024
ANNA MARIA DE LUCA*
Cronaca

Scuola, la dirigente: "I nuovi contratti motivano prof e presidi"

"Importanti gli aumenti stabiliti dal ministero: hanno riportato un clima di sicurezza e fiducia"

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Studenti in classe

Roma, 16 agosto 2024 – Per un esercito di circa 700mila docenti, 8mila dirigenti scolastici e migliaia di personale Ata, gli aumenti contrattuali recenti sono stati due, a stretto giro di mesi: il CCNL pubblicato in Gazzetta l’8 febbraio – che prevede, tra le altre cose, aumenti salariali medi mensili di 124 euro per i docenti e di 190 euro per i Direttori dei servizi generali e amministrativi - e il nuovo contratto per i Dirigenti scolastici sottoscritto il 7 agosto 2024, con dentro aumenti medi del 3,78%, in parte destinati alla retribuzione di risultato. E un altro contratto è in arrivo entro fine anno, il che stabilirebbe un record storico di due rinnovi in un anno e mezzo di tempo, un cambio di rotta concreto considerato gli storici ritardi dei rinnovi contrattuali che hanno sempre caratterizzato il nostro Paese.

La correlazione tra i contratti dei dipendenti pubblici e la crescita del reddito familiare reale pro capite è stata sottolineata ieri dall’Ocse come motivazione principe della good news che ha attirato molta attenzione ed anche discussione sui media: tra i Paesi del G7, l’Italia è al primo posto per la crescita del reddito familiare pro capite (3,4%). Gli aumenti contrattuali voluti dal ministro Valditara, considerato il gigantesco numero di italiani che lavorano a vario titolo nelle scuole, fanno evidentemente parte dell'incremento del reddito reale delle famiglie italiane che, al netto dell'inflazione, è stato nei primi tre mesi del 2024 il più alto tra tutti i Paesi Ocse. Non è quindi per niente vero che i docenti italiani siano il fanalino di coda d'Europa in termini di stipendio. Anzi, a inizio carriera, siamo quarti in Europa per stipendio, dopo, austriaci, spagnoli e svedesi. Dopo di noi, francesi, finlandesi e portoghesi. Cosi non è a fine carriera, ma è anche vero che i due esempi più discussi, i portoghesi che arrivano a raddoppiare il loro stipendio iniziale e i francesi che lo vedono aumentare del 60% a fine carriera, per iniziare a percepire quelle somme devono attendere 34 anni di servizio (i portoghesi) e 35 (i francesi) mentre noi abbiamo una maggiore disponibilità nel centro della carriera: dopo quindici anni siamo terzi in Europa.

Il rinnovo contrattuale va oltre questo: non è “solo “un aumento di stipendio e condizioni di vita più agevoli: ha in sé la chiave della fiducia nei confronti del lavoro stesso. Quando si parla di rinnovi contrattuali, bucano il tempo della mia memoria il ricordo di due occhi stanchi che incontrai per caso a Roma, quasi trenta anni fa. Era la mia prima volta da sola nella capitale, avevo 14 anni. Uscita dalla stazione mi trovai improvvisamente in mezzo ad un mega corteo: lavoratori di tutte le età che manifestavano per mancati rinnovi contrattuali di non so quale categoria. Una situazione che io, ancora lontana dal mondo del lavoro, consideravo distante da me. Quei due occhi senza nome mi inchiodarono ad una domanda forte perché erano sul viso rugoso di un signore anziano, seduto sull’asfalto rovente, con sulle spalle il peso di tutta una vita. Al collo aveva un cartello che riassumeva la sua causa: da dieci anni non gli rinnovavano il contratto.

Mi soffermai a guardarlo più del dovuto: i giovani che manifestavano mi davano un senso di futuro, lui me lo chiudeva del tutto. Trovavo innaturale quell’immagine, una sorta di indice di crisi non solo del signore ma del sistema intero. Si leggeva sul suo volto il desiderio di normalità, di non dover inseguire per strada, alla sua età, ciò che gli spettava per il lavoro svolto. Compresi in quel momento l’importanza della cadenza dei rinnovi contrattuali: sono forse più importanti delle cifre stesse perché mentre gli aumenti, piccoli o grandi che siano, si spendono in fretta, la certezza del rinnovo resta e alimenta l’ottimismo verso il futuro. Non sapere quando verrà rinnovato il contratto, per chi vive di stipendio, è fonte di inquietudine. Ci si sente non considerati, non apprezzati. E quando è lo Stato a farlo, e non un privato, forse è ancora peggio. Si sente in pericolo non tanto il contratto giuridico quanto il contratto psicologico, ovvero il complesso delle aspettative che il lavoratore nutre nei confronti del datore di lavoro. Man mano che diminuiscono le aspettative diminuisce anche la considerazione che si ha verso il proprio posto di lavoro: il contratto psicologico incide sul comportamento organizzativo degli individui.

I ritardi nei rinnovi dei contratti hanno segnato la storia della scuola in negativo, contribuendo alla perdita di valore della percezione del proprio ruolo. E’ nel contratto psicologico che ci sono alcune delle leve più delicate per far funzionare bene una organizzazione complessa a legami deboli come la scuola: se ben gestito motiva anche i più demotivati, suscita l’orgoglio di appartenere ad una organizzazione. Non è un concetto nuovo, lo diceva già Edgar Schein negli anni Sessanta: la rottura del contratto psicologico genera insoddisfazione in chi lavora, disappunto, grande turnover e riduzione del committment. E non sono questi forse i sentimenti da contrastare e limitare nelle scuole? Ecco perché ritengo i rinnovi contrattuali di Valditara importantissimi non solo nel contenuto ma anche nel recupero di quel rapporto di sicurezza e di fiducia che è necessario per lavorare: colmare i ritardi, allineare i contratti al tempo presente, ha un valore che va ben oltre le cifre in esso contenute perché rianima il contratto psicologico, non solo quello giuridico.

* Dirigente scolastica