Venerdì 22 Novembre 2024
GIULIA PROSPERETTI
Cronaca

Scuola, barricate contro il Green pass Ira dei sindacati: traditi dal governo

I rappresentanti dei docenti contro Bianchi: "Uno schiaffo. Così il certificato stabilisce chi ha diritto di lavorare"

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di Giulia Prosperetti

Certificato verde e lezioni in presenza, senza se e senza ma. Non è sceso a compromessi il governo Draghi proseguendo – con l’approvazione giovedì sera del decreto-legge che introduce, a partire dal 1 settembre 2021, l’obbligo del Green pass per il personale scolastico – su una strada già ampiamente annunciata. Una linea ferma e dura che non piace ai sindacati, già compatti sul piede di guerra di fronte a quello che definiscono un sopruso. Al centro della polemica vi è, innanzitutto, una questione di metodo. Con una pandemia in corso e lo stato di emergenza prorogato fino a fine anno l’esecutivo, determinato a evitare con ogni mezzo un altro anno in didattica a distanza, ha, infatti, puntato dritto all’obiettivo senza cercare una mediazione con gli insegnanti.

Atteggiamento vissuto come un affronto dai sindacati che ieri in un incontro telematico con il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi hanno parlato di "tradimento" di quel Patto per la scuola siglato lo scorso maggio con il quale il governo – secondo quanto hanno sottolineato la vice segretaria generale della Cgil Gianna Fracassi, e il segretario generale della Flc Cgil Francesco Sinopoli – "si è impegnato a istituire tavoli con i sindacati per individuare soluzioni condivise, dal reclutamento del personale ai Protocolli sulla sicurezza". Un vero e proprio "schiaffo al personale", ha attaccato il segretario generale della Uil Scuola Pino Turi. Di "mancanza di rispetto verso il sindacato stesso quale parte sociale" ha parlato il presidente nazionale di Anief, Marcello Pacifico definendo il provvedimento "vessatorio, illogico e insensato".

Per la segretaria Cisl Scuola, Maddalena Gissi "le misure previste per chi non ha il Pass rispondono a una logica di giustizia sommaria inaccettabile", mentre l’Usb scuola arriva a definire il Certificato verde "una vera e propria tessera del lavoratore con cui si stabilisce chi ha diritto di lavorare e chi no" e "una forma di denigrazione nei confronti di lavoratori".

Entrando nel merito le fondamenta della polemica iniziano, tuttavia, a vacillare. "Troviamo sbagliato far passare il personale scolastico come irresponsabile, quando il 90% è già vaccinato e ha scelto quindi di mettere in sicurezza non solo se stesso, ma le scuole" hanno puntualizzato Fracassi e Sinopoli. Un fatto, quest’ultimo, che data l’esigua percentuale di docenti ad oggi non immunizzati riduce da sé l’entità del problema. Senza contare che una quota di quel circa 10% è rappresentata da persone fragili per le quali la certificazione di esenzione alla vaccinazione anti Sars-Cov-2 vale da lasciapassare e da guariti. E per i no vax convinti (secondo le stime circa il 3% della popolazione a livello nazionale) rimane sempre l’opzione tampone. "Siamo pronti a ricorrere con una class action per sdoppiare le classi e rispettare i criteri sul dimensionamento e per annullare tutte le eventuali sanzioni verso il personale non vaccinato che ha diritto a poter lavorare in sicurezza con tamponi gratuiti o a distanza senza essere sospeso e rinunciare allo stipendio" ha minacciato Pacifico.

Se la questione della gratuità dei tamponi, soprattutto quando costituiscono condizione essenziale per accedere al luogo di lavoro, può essere assolutamente condivisibile, appaiono meno solide le basi di un ricorso per rivendicare il diritto alla scelta dell’opzione dad che implicherebbe la facoltà per un dipendente di imporre un’organizzazione del lavoro diversa da quella prevista dal datore di lavoro. Tra le principali accuse mosse al governo dai sindacati vi è l’aver preso, con l’introduzione del Certificato verde, una scorciatoia per evitare di risolvere, con nuove assunzioni e più strutture, il problema della ‘classi pollaio’. Critiche alle quali ha risposto ieri il ministro Bianchi spiegando, dati alla mano, che le classi pollaio sono "meno del 3 per cento del totale" e "il 13 per cento delle scuole italiane ha classi con meno di 15 alunni". Il governo – ha assicurato Bianchi – "interverrà sulle classi aventi più di 27 alunni con un programma specifico, con oltre 400 milioni per il personale e altri 270 milioni per l’affitto di spazi ulteriori per la didattica".