Roma, 4 dicembre 2023 – Nel sostegno totale a chi convive con una disabilità, l’appello del presidente Mattarella coglie i temi più forti: combattere la superficialità di linguaggi sbagliati; promuovere la piena inclusione e la capacità di realizzazione di tutte le persone disabili secondo le rispettive capacità" . Sono passati sei anni dall’uscita Mio fratello rincorre i dinosauri (Einaudi stile libero), e Giacomo Mazzariol, autore del libro e co-protagonista di questo sfolgorante esordio narrativo incentrato sul rapporto col fratello down Giovanni, continua ad essere invitato nelle scuole di mezza Italia.
Domani sarà al ’Malpighi’ di Bologna per una giornata di confronto. Il 26enne di Castelfranco Veneto con nido romano, ora diventato sceneggiatore per Netflix (la serie Baby sulle ragazzine squillo dei Parioli porta anche la sua firma), ama confrontarsi con la generazione successiva alla sua.
Per dire?
"Tutto comincia dal linguaggio. L’altro, la persona diversa da te, va conosciuta, valorizzata e protetta. Invece..."
Esempio?
"Se un ragazzo dice a un coetaneo “Sei down?“, che percezione valoriale si propaga nella comunità di riferimento? Un segnale negativo. Anzi, un vero e proprio stigma. Quindi è tra i giovani, e soprattutto da giovani, che l’educazione a un corretto linguaggio va diffusa".
Anche sui social?
"Anche".
O soprattutto?
"I social sono specchio della società. Né migliori né peggiori".
Esempi?
"Adesso su TikTok lo slogan più in voga per rimproverare un compagno è: “Hai la 104?“. Ecco, una legge dello Stato, la 104/1992, che riconosce diritti a chi soffre di disabilità gravi, diventa occasione di sfottò. Assurge a modello negativo".
Come si rovescia la narrazione?
"Con la fatica dell’esempio, l’invito alla riflessione, l’ascolto sincero, il confronto continuo".
Non servirebbe anche un po’ di autocritica e lo stop a modelli estetici irraggiungibili?
"Questa generazione è particolarmente esposta all’idea (sbagliata) della perfezione. Chi non ha un corpo, un look o una percezione di sé al 100% si sente automaticamente in difetto. Se il punto di partenza è questo, figuriamoci a quali giudizi possa esporsi un coetaneo con problematicità evidenti. Perché poi le parole pesano e fanno male, soprattutto tra adolescenti".
Anche chi è disabile può demolire il mito della perfezione e generare resilienza, accettazione, riscossa?
"Assolutamente sì. Ma il tema riguarda tutti. Ha presente gli adulti che ancora dicono “Quello è un ritardato“?. Ecco, io presenterei loro un paio di influencer che impazzano in Rete".
Nomi e cognomi.
"Sofia Righetti, che dalla sua carrozzina graffia come una tigre e non risparmia nessuno. Oppure Marco Andriano, che sul suo profilo Instagram si presenta così: “Sono il cieco più famoso d’Italia (di altri non ne ho visti)“. L’ironia di questi protagonisti è il miglior antidoto sia al linguaggio offensivo tipico di un certo bullismo che affiora di continuo dalle cronache e dal web; sia a un atteggiamento compassionevole e melenso che, a dispetto delle intenzioni, risulta offensivo e fuori posto".
Come ci si rapporta alla disabilità?
"Semplicemente con empatia. Mettendosi nei panni dell’altro. I ragazzi con sindromi o disabilità, così come le persone che con l’età scoprono talune disabilità più o meno gravi, hanno bisogno di energia, risorse, possibilità, sostegno finalizzato alla propria inclusione e affermazione".
A che punto sta l’Italia?
"Grazie al mio libro, sono stato spesso invitato all’estero. Fatti i dovuti raffronti, credo che il nostro Paese stia compiendo passi avanti sia dal punto di vista legislativo sia delle risorse investite. Su altri aspetti invece è del tutto indietro. Penso, per esempio, ai temi tuttora tabù del sesso e dell’affettività per disabili e tra disabili".
Le stime internazionali fotografano un miliardo di persone con qualche forma di disabilità su 8 miliardi di terrestri.
"Quasi il 15% del totale, altro che minoranza. Motivo in più per un mondo di inclusione".
Suo fratello Giovanni rincorre ancora i dinosauri?
"No, solo gli ordini del capo e dei clienti nella pasticceria di Castelfranco Veneto in cui lavora. Non fa ancora tutto perfettamente, ma è felice e realizzato perché sta vivendo la sua vita con pienezza".
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