Lunedì 15 Luglio 2024
ALESSANDRO D’AMATO
Cronaca

Il professore-scrittore. "Il ministro ha ragione, con i giornali in classe si studia l’attualità"

Enrico Galiano: nelle scuole non bisogna perdere il contatto con la carta. "Ma attenzione a proibire l’uso del cellulare, meglio spiegarne l’uso altrimenti i ragazzi faranno da soli, con esiti molto peggiori"

Enrico Galiano

Enrico Galiano

Roma 12 luglio 2024 – “La carta ha un effetto differente rispetto al dispositivo. Insieme alla carta si accompagnano tutta una serie di sensazioni fisiche ed emotive che il cervello legge come connesse all’atto della lettura. C’è proprio questa differenza a livello di percezione". Enrico Galiano è scrittore e professore: insegna italiano, storia e geografia alle scuole medie dell’istituto comprensivo di Chions, in provincia di Pordenone. Ha scritto romanzi e saggi per Garzanti (la sua ultima opera si chiama ‘Una vita non basta’) e anche un racconto per ragazzi, ‘La società segreta dei salvaparole’, che mira ad avvicinare i giovani alla lettura. E ci tiene molto a sottolineare l’importanza della carta a scuola: "Il libro è un oggetto che richiede uno spostamento, uno sforzo: sei tu che devi andare da lui, in libreria, in biblioteca, in edicola. Sono gesti che fanno parte dell’esperienza di lettura".

E a proposito di carta, cosa pensa della scelta di imporre il diario cartaceo oltre al registro per i compiti?

"Se lo scopo è responsabilizzare lo studente, allora sono favorevole. Soprattutto quando sono più piccoli è importante che imparino l’arte di appuntarsi le cose da fare. Però proibire e imporre dall’alto è un po’ come andare con i cavalli a fare le gare di velocità con le locomotive, come nell’Ottocento".

Da insegnante delle medie ritiene giusto il divieto di cellulare a scuola?

"Anche qui c’è il problema della parola vietare. Il divieto in pubertà e in preadolescenza diventa un potenziatore del desiderio. Capisco l’esigenza di tenere lontani i ragazzi dai dispositivi almeno cinque ore al giorno e la condivido. Però la scuola deve essere anche il luogo in cui imparare a usare gli strumenti come il cellulare. Altrimenti lo impareranno fuori".

Il ministro Valditara però ha detto che dovranno essere le scuole a sorvegliare, quindi gli insegnanti. È pronto?

"Ma già oggi nella mia scuola, come in tantissime altre, i ragazzi consegnano il telefono in un cestino all’inizio delle lezioni. Altre usano gli armadietti, ma si fa già così da tempo. Anche con il divieto, io il cellulare lo farò usare quando sentirò che ce n’è bisogno a scopo didattico".

L’uso della carta invece dei dispositivi elettronici per leggere ha dei vantaggi?

"Non voglio squalificare la lettura su dispositivi, ma secondo me tenere viva la lettura su carta è essenziale perché mentre ci spostiamo verso una società ipertecnologizzata avere ancora oggetti analogici ci permette di vivere emozioni che altrimenti si rischiano di perdere".

E i giornali? I progetti sul quotidiano in classe andrebbero estesi alle scuole medie?

"Sì, soprattutto per far entrare in classe l’attualità. Anche se spesso le notizie hanno un passo e una scrittura che i ragazzi fanno fatica a leggere. Il rischio è che percepiscano l’attualità come distante da loro. Io faccio guardare Breaking Italy , uno youtuber che parla di attualità con un mezzo che i giovani percepiscono come casa loro".

Il ministro raccomandava anche la redazione di un giornale di istituto, perché a suo avviso serve a combattere la dispersione scolastica.

"Non è il giornale in sé a farlo tornare a scuola, secondo me. È farlo sentire parte attiva di una comunità. Fargli sentire che un adulto lo vede, gli dà responsabilità e fiducia. Che sia attraverso un giornale o magari un progetto di teatro, l’importante è farli sentire protagonisti della loro vita".