di Alessandro D’Amato
ROMA
Il gesto delle tre dita a simboleggiare la P38, come Autonomia Operaia negli anni Settanta. La foto di Giorgia Meloni imbrattata di vernice rossa e la scritta "complice dei genocidi". Il minuto di rumore "per Giulia Cecchettin, per tutte le donne uccise brutalmente e contro la repressione di questo governo". Gli agenti feriti a Torino e i fantocci dei ministri a fuoco.
I cortei nel giorno dello sciopero nazionale organizzato dall’Unione degli Studenti, Link - Coordinamento Universitario e Rete della Conoscenza vanno in scena a Roma, Torino, Milano, Genova, Padova, Napoli, Palermo, Cagliari e decine di altre città, accendendo la polemica politica per i simboli considerati violenti e per i tafferugli con la polizia.
POLIZIOTTI FERITI A TORINO A Torino si parte dalla stazione di Porta Susa e tra i "complici del genocidio", secondo gli studenti, oltre a Meloni ci sono Elly Schlein e Matteo Salvini.
Alcuni studenti salgono sul basamento della statua di Vittorio Emanuele II e tracciano la scritta "Free Palestine", accendendo fumogeni. Arrivano anche i lanci di uova contro la polizia davanti all’ufficio scolastico regionale. Davanti alla prefettura i primi scontri con le forze dell’ordine mentre davanti alla sede Rai in via Verdi si colpiscono le volanti con le aste delle bandiere.
Uno studente strappa la bandiera italiana alla Mole Antonelliana. All’angolo tra corso Vittorio Emanuele e corso Galileo Ferraris viene bruciato un fantoccio del ministro Giuseppe Valditara. Quindici poliziotti finiscono al pronto soccorso dopo lo scoppio di un ordigno artigianale, che emana "esalazioni urticanti". Altri cinque sono feriti negli scontri, tre i mezzi danneggiati.
LA PROTESTA A ROMA
Nella Capitale il corteo parte da Piramide per arrivare al Ministero dell’Istruzione. È il "#nomeloniday contro il governo della guerra, dei tagli e delle riforme all’università!" mentre i collettivi sullo striscione che apre la manifestazione scrivono "Contro un governo di fascisti e sionisti". All’altezza di via Marmorata va in scena il minuto di rumore per le vittime dei femminicidi, con il battito di mani, le sirene e il tintinnio delle chiavi. Alla fine di ponte Sublicio scatta il flash mob: cinque ragazzi con le manette ai polsi si mettono davanti agli agenti in tenuta antisommossa, dal corteo si lancia vernice rossa sull’asfalto. Uno dei ragazzi ha appeso al collo il cartello "Arrestateci tutti".
"MINISTERO
DELLA GUERRA"
Poi gli studenti si dividono in tre: un gruppo arriva all’angolo tra il Miur e il Mim e lascia impronte sui cartelli con i volti di Valditara, Bernini e Meloni per simboleggiare "le mani sporche di sangue per il genocidio del popolo palestinese". "Ministero della guerra" è la frase scritta sull’asfalto mentre sul muro incollano le bandiere della Palestina. Un altro gruppo parte in corteo in direzione Ostiense mentre Osa e Cambiare rotta vanno a manifestare davanti al Ministero dell’Università e della Ricerca.
IL CORTEO DI MILANO
A Milano il corteo parte da largo Cairoli con lo striscione "Studenti in rivolta contro repressione, genocidio e merito". Anche qui i volti dei ministri sono imbrattati di vernice rossa e tra i bersagli c’è anche il presidente di Confindustria Emanuele Orsini. Davanti alla sede di Assolombarda il flashmob "L’alternanza uccide" con lo striscione sulle "mani sporche di sangue". In via Turati, a pochi passi dal Consolato degli Stati Uniti, viene esposta un’enorme bandiera della Palestina mentre alcuni attivisti indossano maschere di Donald Trump, Putin, Netanyahu, Elon Musk e imbracciano fucili di cartone. Poi l’arrivo in piazza della Repubblica con il ricordo di Licia, la vedova dell’anarchico Giuseppe Pinelli scomparsa pochi giorni fa.