Casteldaccia (Palermo), 27 settembre 2023 – Si era evocata anche l’ombra della mafia per spiegare la scomparsa di Salvatore Colletta da Casteldaccia (Palermo). Mistero mai risolto come quello di Denise Pipitone, la mamma Piera Maggio dopo la morte di Matteo Messina Denaro ha scritto che il boss si è portato nella tomba anche quel segreto.
Salvatore Colletta non aveva ancora 15 anni quando sparì con l’amico Mariano Farina, era il 31 marzo 1992.
"Trentun anni di attesa, bugie, risposte mai ottenute. 31 anni di dolore, sofferenza, di una famiglia che cerca, aspetta, implora e non si arrende perché vuole delle risposte in attesa che qualcuno che ad oggi sa parli e ci liberi da questa angoscia che vive nei nostri cuori da ormai troppo tempo", scrive su Facebook la sorella Mariagrazia, che non era ancora nata quando Salvatore sparì.
Il post della sorella Mariagrazia
La famiglia ha creato anche una pagina Facebook, s’intitola “Salvatore Colletta ragazzo scomparso”. Ricorda “le 1.500 segnalazioni” nei primi sei anni che lo davano in compagnia dei nomadi. Indagini chiuse e poi riaperte, nell’inchiesta è finita anche una misteriosa villa di boss mafiosi. Ma alla domanda se la mafia c’entri con la scomparsa di Salvatore - potrebbe aver visto qualcosa che non doveva, potrebbe essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato? –, la mamma Carmela La Spina risponde: “Non abbiamo elementi per dire che c’entri la mafia”. E la stessa cosa ripete Ciro, il fratello di Salvatore.
Signora Carmela, la mamma di Denise Pipitone ha appena scritto sui social dopo la morte di Messina Denaro: si è portato dietro tanti segreti, anche quello del sequestro di Denise. La storia della mafia sembra intrecciarsi con i casi di scomparsa mai risolti.
"Noi invece abbiamo avuto 1.500 segnalazioni di chi aveva visto Salvatore con i nomadi. E anch’io ho incontrato Mariano Farina 15 giorni dopo la scomparsa, sulla Statale a San Nicola. Come mi ha visto è scappato, mio figlio non c’era”.
Che idea si è fatta della scomparsa di suo figlio?
“Salvatore era un ragazzino tranquillo, non era inquieto ma si faceva trascinare. Mariano Farina invece era un tipo più sveglio. Aveva proposto di scappare all’altro mio figlio Ciro. Diceva che gli mancava l’America, dove aveva vissuto. Ciro gli ha detto di no e ce l’ha raccontato. Mio marito ne ha parlato subito con il padre di Mariano. Lui non si è allarmato, gli ha risposto di non preoccuparsi. Ma 15 giorni dopo è successo davvero, sono spariti tutti e due”.
Pensa che suo figlio possa essere vivo?
"Sì, io penso che possa essere vivo, non so dove. I Farina dopo qualche anno sono tornati a vivere in America”.
Continuate a chiedere verità. Con tenacia.
“Il nostro avvocato punta a far riaprire il caso. Non è possibile chiuderlo un’altra volta, ci sono ancora tante cose da fare e da indagare”. Quali sono i punti oscuri della storia, le cose che non tornano?
“C’è qualche amichetto che sa e dovrebbe parlare, il ragazzino che aveva portato uno zaino, ad esempio”.
Qual è l’ultimo ricordo che ha di suo figlio?
"Quella mattina non era andato a scuola, lo sapevo, me lo aveva detto, non era preparato. Ogni pomeriggio usciva per giocare a pallone. Alle sette di sera non era ancora rientrato, ci siamo preoccupati. Mi dicevo: ora viene, ora viene. Abbiamo iniziato a cercarlo ma niente. Però io non mi fermo: voglio la verità”.