Roma, 30 marzo 2024 - Ci sono due uomini che puntano una ragazzina, vogliono fotografarla. Lei è una 15enne, si chiama Mirella Gregori e sparirà all’indomani di quel fatto misterioso, 45 giorni prima di Emanuela Orlandi. La scena è ambientata in un bar di via Montebello, angolo via Volturno a Roma, allora apparteneva ai genitori di Mirella. Mamma e papà sono morti, oggi dietro il banco c’è la sorella Maria Antonietta. Che risponde al telefono proprio da quello stesso locale. E ragiona: “Può essere stato anche un femminicidio di 40 anni fa”.
Signora Maria Antonietta, che cosa accadde quel giorno?
“Mia madre si accorse di questi due uomini, stavamo festeggiando la ristrutturazione del bar. Avevano una macchinetta e volevano fare delle foto, volevano fotografare mia sorella. Mamma li vedeva strani e li bloccò dicendo, ‘è una festa privata, le foto le facciamo da soli’”.
Poi cosa accadde?
“Quando tornammo a casa, mia madre raccontò quell’episodio in famiglia”.
Sua sorella commentò?
“No, abbiamo sbarrato gli occhi e la cosa è finita lì. Chi poteva immaginare che il giorno dopo... In quel momento quella storia era un elemento insignificante”.
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Quei due uomini sono mai stati identificati?
“No. Ora mi aspetto tanto dal lavoro della Commissione parlamentare”.
Dovrà far luce anche sul mistero di Emanuela Orlandi.
“Dovranno richiamare tutti, almeno confido su questo. Si devono riprendere in mano tanti elementi rimasti misteriosi con nuove teste, per vedere le possibili inadempienze, se vogliamo chiamarle così. Per tornare su indagini fatte in modo superficiale”.
La criminologa Roberta Bruzzone sta scrivendo un libro sul mistero di sua sorella. Cosa si aspetta?
“Sì, lo so. Non vedo l’ora di leggerlo. Purtroppo possiamo fare solo delle ipotesi. La verità non la sa nessuno, ancora”.
Il 7 maggio un altro anniversario. Come lo vive?
“I primi anni sono stati i più devastanti. La mancanza di una persona cara dentro la famiglia si fa sentire. Adesso è diverso. Anche se mi manca sempre una sorella”.
Questo mistero si risolverà mai?
“Per me la Commissione è l’ultima spiaggia. Se non venisse fuori niente, mi dovrei arrendere anche se non voglio arrendermi”.
Come si immagina sua sorella oggi?
“Continuo a pensarla viva, con una famiglia. Non molto diversa da quello che era, che è stata. Capelli ricci, socievole e allegra. Semplice, perché mia sorella è semplice. Dietro ogni storia di scomparsa si fanno tanti film. Mirella, però, non è mai stata una scapestrata”.
Tra i tanti misteri insoluti, l’identità del ragazzo che suona al citofono.
“Al citofono è stato dato un nome ma non sappiamo chi fosse davvero dall’altra parte. Spero che si arrivi alla verità, a un colpevole. Ma se anche non fosse così, confido che si possa dare giustizia a mia sorella, che si possa sapere finalmente che cosa è successo quel giorno, chi ha fatto scendere con l’inganno Mirella, che fine ha fatto. Può essere stato anche un femminicidio di 40 anni fa”.