Roma, 28 giugno 2024 – Ma quanti sono i minori in fuga dalle case famiglia e dalle comunità di tutta Italia? I ragazzi come Thomas Luciani, che venerdì 21 giugno era scappato da una comunità di Limosano (Campobasso) e due giorni dopo è stato trovato morto ammazzato nel parco Powell di Pescara? Impossibile saperlo. Il dato sfugge anche alle statistiche. Anche se dal Commissario di governo per gli scomparsi fanno sapere che si stanno attrezzando per raccogliere queste informazioni davvero preziose, oggi disperse sui territori.
Chi entra nelle comunità
Federica Obizzi di Gorizia, avvocato con una grande esperienza su scomparsi e diritto di famiglia (anche con l’associazione Penelope), ricorda: “Alla base di un ingresso nelle comunità di solito c’è un provvedimento di limitazione della responsabilità genitoriale. Che poi viene assunta dalle istituzioni o dalle stesse strutture”.
Cosa succede quando un minore scappa
Ma che cosa succede quando un minore scappa? Chiarisce Obizzi: “Quando ci si accorge della scomparsa, la struttura presenta denuncia e sulla base del piano locale prefettizio per le persone scomparse si attivano le ricerche. Ci sono più livelli di lavoro e di attenzione, si fa subito un
controllo sul telefonino a nche se capita che il ragazzo lo cambi o non se lo porti dietro. Poi c’è la verifica sulle telecamere e il giro delle volanti. I minori vengono cercati anche sui treni, grazie a una convenzione con Trenitalia”.Il sindaco avvocato di Limosano
Angela Amoroso, sindaco avvocato di Limosano (Campobasso), conosce bene la struttura del paese che accoglieva Thomas Luciani. Il ragazzo ucciso a Pescara, 17 anni ancora da compiere, era già fuggito nei mesi scorsi ma poi era stato rintracciato. Venerdì 21 giugno è scappato di nuovo da quella comunità che ospita 10 minori: due giorni dopo è stato martirizzato nel parco Powell, tra le sterpaglie.
"Fughe difficili da evitare”
"Il presidente della cooperativa che gestisce la comunità mi ha fatto sapere di aver presentato subito denuncia – spiega al telefono con Qn.net il primo cittadino -. Siamo un piccolo comune di 700 abitanti, abbiamo due strutture, quella dove viveva Thomas e un’altra per minori stranieri non accompagnati. I controlli sul lavoro degli operatori sono costanti, le fughe difficili da evitare soprattutto all'inizio, quando il minore si trova a vivere in una realtà completamente diversa, con regole nuove da rispettare”.
"Thomas e quell’amore per il pallone”
"Conoscevo Thomas – ricorda il sindaco -, amava giocare a pallone, era molto bravo, faceva sempre squadra con i ragazzini dell’altra comunità per stranieri. Le storie di questi minori sono tutte dolorose, altrimenti non arriverebbero nelle strutture”.
Le comunità possono essere migliorate?
"Se le comunità possono essere migliorate? Non posso parlare in generale, mi riferisco alle mie – risponde il primo cittadino -. Hanno tutte le figure professionali che servono, le frequento praticamente ogni giorno. Gli edifici sono strutture comunali, le case sono gestite da due cooperative diverse. Qui i minori vengono seguiti davvero, non gli si fa mancare nulla. Ripeto, il rischio di fuga non si riesce ad evitare davvero, soprattutto nella fase iniziale. Poi dipende da dove riescono ad andare, dove hanno le amicizie, se fuggono di notte. Da qui, a piedi, riescono a raggiungere un bivio da dove passano tutti i pullman”. Chissà se Thomas Luciani ‘Crox’ ha percorso quella strada. Non poteva sapere che quel bivio lo avrebbe portato a una morte che fa orrore.