Prati di Tivo (Teramo), 15 novembre 2024 - Il “popolo della montagna” non si arrende. Per cercare Giorgio Lanciotti, 35 anni, imprenditore a Scerne di Pineto (Teramo), scomparso il 21 settembre a Prati di Tivo, si torna sul Gran Sasso, in questo fine settimana. Un gesto d’amicizia e di generosità.
Un’altra spedizione di volontari, di persone che non si arrendono. Come quelle che in queste settimane hanno scandagliato le vette dietro la guida esperta di Pasquale Iannetti. Il meteo si è dimostrato clemente, si sfrutterà anche questo fine settimana per provare a districare un mistero iniziato ormai quasi due mesi fa.
Giorgio Lanciotti, si muove il “popolo della montagna”
"Il popolo della montagna è speciale, è unito da un filo sottile ed invisibile ma più forte di una corda”. Così scrive Iannetti, guida alpina con l’esperienza di una vita, la Cassandra di Rigopiano, nel ringraziare le persone che hanno regalato tempo, energie e cuore per le ricerche. Lanciotti è sparito dopo aver ricevuto una telefonata di lavoro e aver postato un video sui social dalla cima del Corno Grande.
Giorgio Lanciotti scomparso, le ipotesi
Tra le ipotesi quella di un incidente, la breve sequenza mostra che quel sabato di settembre sul Gran Sasso c’è la nebbia, “quattro anni fa proprio in quei boschi dove siamo andati a cercarlo è morto un escursionista di Teramo, è scivolato sulle foglie, è stato trovato dopo diversi giorni”, ricorda la guida alpina. Invece Giorgio non si trova.
"Prati di Tivo e rischio valanghe”
Ma Prati di Tivo non è soltanto il luogo dove cercare un amico scomparso. Per Pasquale Iannetti da anni è un chiodo fisso. Lui che nel marzo 1999 aveva capito e messo per iscritto il pericolo a Rigopiano, oggi non ha dubbi. E con il suo modo di esprimersi diretto, con parole dure mai annacquate ripete: “A Prati di Tivo il rischio valanghe continua ad essere altissimo”. Qui ci sono hotel e piste da sci. E il 18 gennaio 2017 - il giorno di Rigopiano - una valanga ha investito un residence, per fortuna solo danni. La notizia è stata naturalmente oscurata dalla strage nel resort.
Cosa scrisse Pasquale Iannetti su Rigopiano
Ma quei 29 morti, è la riflessione amara di Iannetti, non hanno insegnato niente. Nel marzo del 1999 dopo un sorvolo a Rigopiano lui aveva capito perfettamente il pericolo del Monte Siella e del canalone. Ricorda al telefono con Quotidiano.net: “Ero chiamato per quello, come quando consulti un dottore che ti dice, lei deve fare assolutamente questo altrimenti muore. Il tecnico è così. L’obiettivo del Comune di Farindola e della provincia di Pescara era di tenere assolutamente aperta la strada di Rigopiano per consentire agli sciatori di fondo di accedere alla piana di Campo Imperatore. Questo significava passare da posti assolutamente pericolosi tra i quali il famoso canalone, che allora era un rischio potenziale e lo è tutt’oggi. Strada, rifugio e albergo erano tutti potenzialmente a rischio”. Ecco, ma a Rigopiano può capitare un’altra valanga? Iannetti non ha dubbi: “Certamente sì, in qualsiasi momento. Ma adesso hanno preso tutti i provvedimenti del caso”. Adesso sì.