Giovedì 21 Novembre 2024
RITA BARTOLOMEI
Scomparsi

Sara Pedri: il mistero della ginecologa scomparsa e il lavoro degli ispettori ministeriali

La dottoressa è sparita il 4 marzo. Si teme un suicidio ma il corpo non si trova

Sara Pedri con la sua prof, Roberta Venturelli

Sara Pedri con la sua prof, Roberta Venturelli

Trento, 7 luglio 2021 - Quattro mesi di mistero su Sara Pedri, la ginecologa scomparsa nel nulla. Gli  ispettori inviati dal ministro Roberto Speranza hanno iniziato le audizioni. Hanno ascoltato i vertici dell’azienda sanitaria ma anche una delle sei dottoresse – potrebbero diventare sette – che si sono rivolte a uno studio legale per denunciare il clima in reparto, la Ginecologia dell’ospedale Santa Chiara a Trento. 

Sommario:

La scomparsa

Parte da lì la misteriosa scomparsa della ginecologa Sara Pedri, 31 anni, forlivese, arrivata in Trentino a novembre, sparita il 4 marzo. Quattro mesi di vuoto. La sera prima si era dimessa dall’incarico a Cles, era stata trasferita lì da Trento da appena due giorni. "Mi sono tolta un peso", aveva confidato al telefono al fidanzato e alla sorella Emanuela, che da subito aveva denunciato "un clima malsano e umiliante sul posto di lavoro", al Santa Chiara. Dove nel frattempo è tornato in servizio il primario, riconfermato dal direttore generale che poi ha annunciato le dimissioni (non risultano però presentate formalmente, fa sapere l'ufficio stampa della Provincia). Il casus belli:  nessuno avrebbe saputo di questa decisione presa dai vertici sanitari, aveva dichiarato il presidente Fugatti. Entro la settimana è atteso un chiarimento con la giunta.

L'intreccio delicato

Insomma la storia è  un intreccio delicato e ancora poco chiaro, che pare rispecchiarsi nelle acque torbide e melmose del lago artificiale di Santa Giustina, lì vicino era stata trovata l’auto abbandonata di Sara Pedri, sul sedile il suo cellulare. E lì a fine marzo i cani molecolari specializzati nel fiutare i cadaveri hanno segnalato la presenza di un corpo. Ma non ci sono certezze, spiegano i carabinieri di Cles. Perché quel lago è tristemente noto per i suicidi. Le ricerche sono complesse perché in quel punto confluiscono quattro torrenti alpini. E le squadre si trovano di fronte a una barriera subacquea di detriti, tronchi, rami, ciarpame. Impenetrabile. 

Le inchieste

Mentre il corpo di Sara Pedri non si trova, si allargano le inchieste. Indaga la procura, indaga l’azienda sanitaria con una commissione interna. Naturalmente indagano i commissari del ministro. Anche l’Ordine dei medici sta facendo audizioni per cercare di ricostruire la storia del reparto, colpiscono le testimonianze – la svolta con la trasmissione ‘Chi l’ha visto?’– e il turn over continuo a Ginecologia. Lo  aveva già sottolineato  in un’interpellanza il consigliere provinciale di Onda civica Trentino, Filippo Degasperi.  Che ieri è tornato a fare domande. Perché nel giorno degli ispettori è stata diffusa una lettera   firmata genericamente ‘medici, infermieri, ostetriche, operatrici sanitarie, segretarie’ del reparto, "così importante e così ricco di professionalità". "Inammissibile - c'è scritto nel testo - che venga screditato in questo modo senza ritegno".  Degasperi si chiede nell'interrogazione "se non si ritiene che una simile iniziativa, avviata in questo particolare momento, possa apparire inopportuna e soprattutto intimidatoria nei confronti di chi coraggiosamente ha cercato nel tempo di segnalare le condizioni" di lavoro.

L'avvocato

Andrea de Bertolini è uno dei legali che seguono le sei ginecologhe decise a fare chiarezza sul clima del reparto al Santa Chiara. Per ora non è stata presentata una denuncia formale. Spiega il legale: "Stiamo valutando il percorso da intraprendere. Queste dottoresse si sono rivolte a noi prima che  scoppiasse il caso mediatico Pedri, rappresentando l’evidenza di una situazione che imponeva una verifica di un certo tipo. Sapevamo che lunedì sarebbe rientrato dalle ferie il primario. Avevamo chiesto che potesse essere tenuto lontano dalla ripresa del servizio, per garantire la serenità dei lavoratori ma anche delle pazienti. Queste dottoresse hanno già parlato alla commissione istituita dall’azienda, all’Ordine dei medici, una è stata sentita anche dagli ispettori del ministero". 

La sua prof

E che cosa si aspetta ora Roberta Venturelli, professoressa all’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro, ex docente di Sara Pedri per i cinque anni della specializzazione? Proprio lei  aveva lanciato un appello perché il ministro Speranza prendesse l'iniziativa che poi è stata adottata.  "L’obiettivo - ragiona la docente - è quello di fare chiarezza sul clima lavorativo. Che da più parti sembrerebbe essere fortemente problematico da tanto tempo. Se è così, come appare dalle tante testimonianze che ci sono state e ci sono ancora, allora ci si aspetta che questo problema venga risolto. Probabilmente Sara purtroppo non ne potrà giovare. Ma noi dobbiamo garantire a chi entra nel mondo del lavoro e decide di prendere un posto in qualsiasi ospedale d’Italia, che possa farlo in maniera assolutamente sicura, nel rispetto della dignità umana". Il ricordo personale e professionale è nitido. "L’ho avuta come specializzanda per cinque anni. È il periodo di crescita di questi ragazzi. Entrano che non sanno tenere una sonda in mano ed escono che devono essere pronti per il mondo del lavoro. Per loro è il momento più prezioso. Sara era positiva, intenzionata ad eccellere e ad essere una persona indipendente. Aveva le carte in regola. Con una grande facilità a farsi conoscere, a dimostrare le proprie capacità. Questo è quello che ci lascia più sconvolti”.