Roma, 18 luglio 2023 - Scomparsa di bambini, dalla piccola Kata a Firenze a Emile, 2 anni e mezzo, sparito l’8 luglio a Vernet (Francia), sulle Alpi dell’Alta Provenza. Poi i casi storici e mai risolti, da Denise Pipitone a Angela Celentano.
Roberta Bruzzone, criminologa, psicologa forense e scrittrice, fa una premessa dura da accettare ma realistica.
“La letteratura scientifica su questo tipo di scomparse è molto chiara - spiega -. Purtroppo il tempo medio di sopravvivenza di un piccolo ostaggio già dopo 24 ore si riduce drasticamente. Dopo le 36 ore in tutti i casi che coinvolgano soggetti estranei al perimetro familiare principale, le possibilità diventano quasi nulle”.
Da Denise Pipitone a Emile: i bambini spariscono dai cortili di casa
I piccoli spesso spariscono dai cortili di casa, che dovrebbero essere i luoghi più sicuri. “C’è sempre un adulto che temporaneamente perde di vista il bambino – osserva Bruzzone -. Basta poco se c’è un predatore in agguato. Ci sono stati tentativi di sequestro da parte di soggetti con problematiche psichiatriche. Ma quelli normalmente si risolvono presto. Perché la scomparsa invece si protragga, è necessario che l’azione sia organizzata. Con un’altra persona coinvolta e un mezzo di trasporto vicino. Quindi il soggetto ha svolto una serie di attività per studiare le abitudini del minore ed è pronto a cogliere l’occasione. Difficile sia un’iniziativa estemporanea”.
I casi di bambini ritrovati
“Il piccolo Tommaso Onofri, purtroppo era morto – ricorda la criminologa -. Natascha Kampusch, che era stata sequestrata perché il soggetto voleva trasformarla in una schiava sessuale e dopo anni è riuscita a fuggire. Ma nella stragrande maggioranza dei casi difficilmente un bambino viene ritrovato. Comprendo che si continui a parlare di scomparsa ma purtroppo è molto più verosimile che si tratti di omicidio”.
Che cosa ci dice il contesto
“Quando sparisce un bambino all’interno di un perimetro in cui si svolge un evento familiare, con adulti che possono però facilmente distrarsi anche per pochi istanti, è perché è in azione un predatore. Che evidentemente non è estraneo al nucleo famigliare“.
Chi sono i predatori di bambini?
“Quasi sempre si muovono nella cerchia della famiglia, non in quella più ristretta ma comunque sono persone che hanno modo di studiare le abitudini e di capire quando il bambino è in una condizione di minorata sorveglianza. Vale anche per i predatori sessuali dei minori. Che devono avere anche la possibilità di manipolare la percezione degli adulti di riferimento. Difficile siano del tutto estranei”.
Cos’è determinante per le indagini?
“Bisogna studiare molto approfonditamente e velocemente la sfera familiare. Se l’allontanamento è volontario di solito il bambino viene ritrovato. Abbiamo avuto diversi casi, anche di recente, come il piccolo tche è tornato a casa grazie al giornalista della Vita in diretta. Qualche volta può finire tragicamente, come per i fratellini di Manfredonia. Ma se un bambino si è allontanato da solo lo ritrovi“.