Roma, 22 giugno 2024 -La scomparsa di Emanuela Orlandi – oggi sono 41 anni – resta un mistero, alimentato anche dalle ultime dichiarazioni di Alì Agca. “La verità è luce e nessuno di noi rimarrà invisibile”, lo slogan scelto dal fratello Pietro Orlandi per l’appuntamento in piazza Cavour, dalle 18 alle 20.
La Commissione parlamentare è al lavoro per cercare di dipanare un giallo ancora senza soluzione, da sempre associato alla sparizione di Mirella Gregori, avvenuta il 7 maggio dello stesso anno. Due quindicenni ma una grande differenza, anche nell’eco mediatica: Emanuela cittadina vaticana.
Andrea De Priamo, senatore di FdI e presidente della Commissione, si tiene alla larga dalle polemiche e punta a un obiettivo molto ambizioso: “Riportare le due tragiche vicende sul piano della sostanziale verità dei fatti”.
Emanuela Orlandi e le carte del Vaticano
La Commissione sta ascoltando testimoni – anche amiche o conoscenti delle due ragazze – ma sta acquisendo anche tanti documenti. Scrive De Priamo in una nota: “Nel nostro sforzo di contestualizzare le due vicende, è di grande aiuto la collaborazione che sta offrendo alla Commissione il ministero degli Esteri, nella ricerca e trasmissione dei carteggi diplomatici intercorsi tra Stato italiano e Santa Sede, a partire dal 3-5 luglio 1983 in avanti”. “Questo - sottolinea De Priamo - ci permetterà non solo di comprendere meglio le dinamiche che si instaurarono tra le autorità italiane e quelle vaticane all’epoca, ma di fare piazza pulita di tante ricostruzioni di comodo che hanno cercato di dipingere in questa vicenda il Vaticano come il male assoluto. La corrispondenza diplomatica tra l’allora nostro ambasciatore presso la Santa Sede e personalità di primo livello della Segreteria di Stato, intercorsa soprattutto tra luglio e agosto 1983 - spiega il senatore di FdI -, restituisce un quadro dei fatti chiaro e ben diverso dalle tante ricostruzioni maliziose se non malevole degli ultimi anni”.
Il metodo di lavoro della Commissione
Sottolinea De Priamo: "Come ho avuto modo di dichiarare il giorno della mia elezione a presidente della Commissione (era il 14 marzo), ribadisco il mio personale e totale impegno nel portare avanti questa inchiesta parlamentare senza preclusioni di sorta, nel segno del senso di responsabilità istituzionale, dell’umiltà, del rigore e della determinazione, dando pari dignità alle due vicende, non tralasciando nulla e non prediligendo nessuna tesi o correndo dietro a teoremi precostituiti. Inseguire un’ipotesi rispetto a un’altra non solo sarebbe un gravissimo errore, ma impedirebbe ancora una volta di fare finalmente chiarezza e pervenire a un risultato concreto nella comprensione di ciò che realmente accadde a queste due adolescenti: due ragazze minorenni probabilmente vittime di criminali che conoscevano bene e dei quali si fidarono”.