Potenza, 7 agosto 2024 - La voce di Filomena Iemma, la madre di Elisa Claps, anche al telefono esprime la forza che ha portato questa donna di 87 anni a non arrendersi finché non è stato ritrovato il corpo della figlia, scomparsa a 16 anni domenica 12 settembre 1993 a Potenza.
La scoperta del cadavere è avvenuta 17 anni dopo, il 17 marzo 2010, nel sottotetto della Santissima Trinità. Una chiesa, quello che doveva essere tra i luoghi più sicuri al mondo. Lì Elisa era stata vista viva con Danilo Restivo, poi condannato per l’omicidio e per il delitto di Eather Barnett, in Inghilterra. In questi giorni è approdata su Netflix la serie Per Elisa - Il caso Claps. Mentre l’anno scorso era uscito Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps, prima un podcast poi una docu-serie del giornalista Pablo Trincia. Signora Filomena, cosa resta da scoprire dell’omicidio di sua figlia? Quali sono i misteri da chiarire?
“L’ho sempre detto e lo ripeto, spero e mi auguro di sapere un giorno chi ha portato il corpo di Elisa nel sottotetto della chiesa. Perché l’omicidio non è avvenuto là”.
Lei vede quel sottotetto come una tomba, preparata?
“Esattamente, hanno avuto tutto il tempo per sistemarla. C’era persino un buco sul tetto per evitare che arrivasse cattivo odore. Un buco fatto con un trapano. Il legno era stato bucato, una tegola era stata spostata proprio per far passare l’aria”.
Arriveranno le ultime verità?
“Non so se riuscirò a vivere fino a quel momento. Ma chi ha fatto tutto questo? Non è stato certamente Danilo. Lui ha fatto quello che ha fatto ed è scappato. La ’tomba’ di Elisa è stata preparata in un secondo momento, avendo del tempo a disposizione. Perché allora la chiesa rimase chiusa per diversi giorni. Quel 12 settembre, alle 12:30, io cercavo Elisa e il parroco poco dopo, finita la seconda messa, partì per le cure termali. Alle 13 non c’era già più. Ed è morto nel 2008, la sua tomba è alle spalle di quella di Elisa”. Il ritrovamento del corpo nel 2010, la chiesa è stata riaperta l’anno scorso. “C’è quella frase nel podcast di Pablo Trincia, l’ho sempre in mente. Dice: ‘Se si sciolgono le catene, quanta gente piangerà’”.
Un’allusione a chi conosce i segreti dell’omicidio?
“Sì, e questa è la parte più brutta per me. Io l’ho sempre detto, non odio nessuno ma neanche perdono nessuno, anche perché nessuno me l’ha chiesto, il perdono. Ma dico: il Padreterno deve far vivere il più a lungo possibile chi si porta dietro questi segreti. Prima o poi qualcuno sentirà la necessità di dire quello che è successo in quella chiesa. Io non ci sarò più, ma i fratelli di Elisa, sì”.