Teramo, 5 novembre 2024 – Dispersi, come Giorgio Lanciotti. Si chiamano così nelle statistiche del Soccorso alpino quelli che non tornano a casa dalla montagna. Nel 2023, nell’ultimo report disponibile, sono stati 101.
Escursionisti inghiottiti dalla montagna che amano, qualcuno di loro viene restituito magari molti anni dopo, di colpo visibile a un cercatore di funghi, a un cacciatore, a un appassionato di minerali che riporta alla luce una storia che fino a quel momento pareva senza soluzione.
"Per le ricerche in montagna servono gli occhi e i piedi”, è la convinzione profonda di Pasquale Iannetti, 77 anni, storica guida alpina. Per la cronaca: è l’uomo che nel 1999 – sì, proprio 1999 – aveva dato l’allarme per il rischio valanghe a Rigopiano. Faceva parte della Commissione valanghe di Farindola (Pescara), il Comune dell’hotel. Cassandra inascoltata.
Iannetti ha cominciato a scalare le cime quando era solo un ragazzino. “Nel 1976 – ricorda al telefono con Quotidiano.net – riuscimmo a ritrovare due funzionari della Regione Abruzzo che avevano resistito tre giorni e tre notti sotto la neve, sul Gran Sasso. A un certo punto abbiamo sentito gridare, erano loro”. Non sempre c’è il lieto fine. “Mi ricordo una ragazzina giovanissima, era finita giù per uno strapiombo”. Da sgomento.
Iannetti racconta di aver fatto un esperimento, qualche tempo fa. “Mi sono fatto riprendere da un drone mentre scendevo da una di queste pareti mentre stavo in un canale. Risultato? Non mi ha visto, non mi ha individuato. Non si può dire, abbiamo cercato con i droni, abbiamo cercato con gli elicotteri o con i binocoli, lì non c’è. Perché ci sono dei canali, delle fessure, delle insenature della roccia dove un corpo si può nascondere e risultare invisibile dall’alto. Per questo quando sento dire che gli scomparsi vengono cercati con droni ed elicotteri, ho sempre qualche perplessità”.
Da guida alpina accompagna escursionisti in montagna da una vita. “No, nessuno si è mai fatto male – dice Iannetti -. Ci sono stati anche momenti complicati, bisogna essere pronti ad affrontarli. Ma non mi è mai capitato di riportare qualcuno a casa in una barella. Solo io, un po’ stupidamente, una volta mi sono rotto una tibia, sciando”.